La Laca (Libera Associazione Cittadini Acresi) non molla sul futuro dell’ospedale cittadino, lanciando l’ennesimo allarme e proponendo uno “Spoke di montagna”.
“Risulta ormai evidente che vi è una volontà del governo centrale e regionale di chiudere e ridimensionare le strutture periferiche e disagiate si legge in una nota -, accentrare le attività in poche strutture denominate Hub o Spoke, senza valutare le conseguenze sulla salute pubblica e sul destino di un territorio nel futuro”.
Per la Laca, “l’ospedale di area disagiata come il nostro merita un occhio di riguardo, mentre rischia seriamente di diventare una Rsa (Residenza Sanitaria Assistenziale). Non sono state ascoltate le nostre proposte e i suggerimenti per il rilancio del nosocomio acrese, presentati al presidente Oliverio, al commissario Scura ed alla vecchia e nuova giunta comunale non hanno ricevuto risposta. La nostra visione prevede un ospedale progettato e costruito per ospitare “reparti di ricovero”, non di ambulatori, come quelli del poliambulatorio di via Julia, che non rappresenta una soluzione al ridimensionamento, ma solo un palliativo contro l’inesorabile destino”. L’associazione chiede “di far ripartire la chirurgia con attività multidisciplinari di intensità medio-bassa, che si operi in week surgery, con l’attivazione di nuove branche chirurgiche come Oculistica, Ginecologia (menopausa, infertilità), Urologia, Dermatologia Oncologica, Otorino, Artroscopia Ortopedica, tutte specialità che mancano in ospedali della nostra provincia”.
Discorso analogo “per le branche della struttura complessa di Medicina, con l’apertura di ambulatori per la cura delle malattie del fegato, pancreas, malattie dismetaboliche, reumatologiche e oncologiche, visto che abbiamo già attivo un Day Hospital e con ambulatorio di Oncologia di prossima (si spera) apertura. Perché non pensare ad un nuovo modello di ospedale che rispetti le peculiarità del territorio, uno Spoke di montagna?”.
Secondo la Laca, “invece di ragionare sui contenuti, la politica, i commissari e i vertici sanitari provinciali si fanno la “guerra”. Mentre la Risonanza Magnetica è di prossima “apertura”, frutto di politiche non certo attuali, l’atto aziendale, non viene attuato”.
Da “Il Quotidiano del Sud” del 23-11-2017