Giovani laureati, diplomati, imprenditori, scrittori, musicisti tra restare e tornare per tante sere nel magico chiostro di Palazzo Sanseverino, dove stasera si conclude il Festival con il Premio Giovan Battista Falcone. Sono state serate bellissime, aver provato con coraggio a mettere insieme spettacolo, arte, cultura, è stata una formula rischiosa ma vincente.
“Come faremo senza le serate di questo Festival quando sarà finito”? ha affermato tra gli altri, Angelo Vaccaro, tra i più presenti alle nostre serate, così come tutti coloro che in forma ufficiale o meno incoraggiano l’Associazione ad andare avanti, pensando già alle prossime edizioni.
Dal 5 agosto sera “RESTA[R]TE”, il Festival di HortusAcri ha confermato, ogni sera, successo di pubblico e interesse crescente, e confermato che Acri è ancora una città in cui la cultura ha seguito e senso, soprattutto se, attività costanti e mirate come queste, aprono al riscatto culturale, economico e sociale della città, creando le basi del laboratorio permanente di idee e visioni per un altro Sud possibile.
La serata del sette agosto, dedicata ai giovani che partono e restano, animata da Roberto Saporito, direttore responsabile di Acrinrete.info, ha confermato quanto oggi sia importante essere qui come altrove, senza abbandonare i luoghi di origine, senza fughe e niente ritorni.
La Sila, nelle sere successive, ossia natura e paesaggio a noi prossimi e di cui facciamo parte, è stata protagonista indiscussa di riflessioni importanti, così come l’incontro tra tanti imprenditori acresi e calabresi con il sindaco di Acri, curato da Assunta Viteritti, dai cui sono emersi tanti spunti per la città, da raccogliere.
Musica, creatività, arti visive, letteratura, hanno visto tanti protagonisti alternarsi, tra cui Biagio Autieri, Angelo Sposato e Nicola Iaconetti, con Angelo Gaccione in video, discutere di parole al sud per il sud, senza disdegnare l’impegno civile della scrittura. E poi altri protagonisti, quali Mauro Minervino, antropologo e scrittore, che nella serata del nove agosto, in un serrato dialogo con Pino Scaglione, ha tracciato la rotta del riscatto calabrese, per il paesaggio, le città, e per le persone: “Occorre avere radici plurali” ha detto Minervino in conclusione.
“Ardore-Orduri” è stata la serata del pomodoro del cibo, dei profumi, preceduta da una bellissima lettera della giovane scrittrice Emilia Bifano al giovane Giovan Battista Falcone.
La musica dei maestri Michele Reale, Elio Curto, Lucio Ferraro, Pino Coschignano, è stata poi capace di costruire l’atmosfera del tornare e restare, la nostalgia delle terre d’origine, l’amore, le passioni.
Questa sera, tredici agosto, sarà l’ultima serata, con una piacevole e originale sorpresa che vedrà nell’attribuzione della prima edizione del Premio Giovan Battista Falcone, a tre personalità, lo svelarsi di una filosofia del Collettivo HortusAcri volta al “coraggio, audacia, ribellione”, i nomi dei tre premiati saranno svelati solo durante lo spettacolo-evento, alla presenza di storici e amministratori e con la conclusione del bellissimo concerto del musicista Massimo Ferrante, cultore di straordinarie musiche e parole del Sud.
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