Qualche settimana fa ad Acri ha aperto i battenti un poliambulatorio facente capo ad un noto gruppo imprenditoriale sanitario crotonese, nel cui CdA siede Antonella Stasi, la Presidente facente funzioni per oltre 7 mesi nel 2014, al posto del condannato e dimissionario Scopelliti.
Un’altra struttura è di prossima apertura, e si vocifera che ve ne sarà un’altra. Noi non siamo assolutamente contro chi voglia fare impresa nella Sanità, va bene se serve a diversificare l’offerta sul territorio e che sia di qualità. Pretendiamo, però, che il Servizio Pubblico, pagato con le nostre tasse, come lo stipendio di chi ci governa, dia risposte ai cittadini.
In questi 8 anni di commissariamento, l’offerta del Servizio Sanitario Regionale è andata progressivamente diminuendo in termini di efficienza e servizi erogati, senza una reale riorganizzazione funzionale della rete ospedaliera e territoriale. La diminuzione della spesa è legata essenzialmente al blocco del turn over (pensionamenti e stabilizzazioni), ma nello stesso periodo la domanda di prestazioni sanitarie è aumentata. Oltre alla cattiva programmazione delle amministrazioni regionali e commissariali succedutesi, noi calabresi paghiamo anche la “guerra” tra Dipartimento della Sanità regionale, i Direttori Generali delle ASP e i Direttori Sanitari, legati a questa o quella corrente politica. I nuovi ospedali promessi sono fermi al palo: non si sa dove sono finiti i finanziamenti stanziati per la loro realizzazione, con la Regione che solleva, finalmente, delle riserve sulla loro progettazione: meglio tardi che mai. Mentre la politica nicchia, con l’atto aziendale approvato a metà agosto, questa è l’attuale situazione dell’ospedale di Acri: dipendiamo e dipenderemo in parte, ancora, da Castrovillari per servizi come la Tele-radiologia e il Pronto Soccorso; mai bandito il posto di Primario di Medicina, funzione svolta da quello dello spoke Corigliano-Rossano, il quale presente al massimo un paio di giorni la settimana; la Direttrice Sanitaria assente da oltre un mese, sostituita da un facente funzione; la Risonanza Magnetica non ancora consegnata; il reparto di Lungodegenza non realizzato; la carenza ormai cronica di medici al Pronto Soccorso con 4 effettivi sui 6 previsti; il reparto di Chirurgia che opera sempre in regime di “day surgery”, anch’esso sottorganico di medici chirurghi, 2 su 4 previsti e con 3 anestesisti sui 5 previsti; non esistono i 4 posti in più di Dialisi; dell’ambulatorio di Oncologia neanche l’ombra; il day-hospital di medicina non ancora aperto al 100%, con gli ambulatori (Reumatologia, Diabetologia, Pneumologia, Ecografia, Ecodoppler) fermi a fine luglio 2017. Aggiungiamoci, anche, che andrà in pensione personale medico – infermieristico - amministrativo e tecnico, 3 unità entro la fine dell’anno, a cui se ne aggiungeranno altre 11 unità nel 2018, le quali non verranno sostituite, poiché non esiste un piano di assunzioni programmato da parte dell’ASP provinciale. Insomma, la situazione per il P.O. di Acri è sempre più precaria.
A nulla sono valse le richieste della LACA espresse nel consiglio comunale aperto di inizio settembre scorso. L’impegno di investimenti, solo parole al vento! Le promesse di politica e dirigenza sanitaria si sono rivelate ancora una volta solo fumo negl’occhi! I cittadini, intanto, sono sempre più infuriati!
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