Il pur ampio palazzo Falcone, ha ospitato a stento quanti hanno partecipato alla serata finale del Premio letterario “Vincenzo Padula”, intitolato al prete e scrittore dell’800, organizzato dalla Fondazione Padula presieduta da Giuseppe Cristofaro.
Maurizio Torchio per la narrativa con “Cattivi”, Umberto Ambrosoli per la saggistica con “Coraggio” e Vito Teti per scritture del nostro tempo con “Terra inquieta”, sono stati i vincitori dell’ottava edizione del Premio. La giuria è composta da Walter Pedullà, presidente e da Nicola Merola, Raffaele Nigro, Raffaele Perrelli, Giovanni Russo e Santino Salerno. Altri riconoscimenti sono andati a Gianni Riotta, per il giornalismo, Vinicio Capossela per la musica, Daniel Pennac per la narrativa internazionale, Ettore Scola per la sezione “Vincenzo Talarico”.
La rassegna è durata cinque giorni tra mostre convegni, dibattiti. Diverse le tematiche affrontate; dall’ambiente al sociale, dalle tradizioni locali, alla storia, dall’associazionismo alla legalità, dalle eccellenze locali allo spettacolo. Un programma ricco e variegato che, come al solito, ha coinvolto le scuole, quest’anno ben sette, e gli studenti stimolati nel leggere i libri e nel farne una recensione. “Calabria da expo”, questo lo slogan di quest’anno, che ha visto alternarsi sul palco tante eccellenze calabresi. La serata finale ha visto la presenza di tante personalità.
Tra essere anche il giornalista siciliano, già direttore del Tg1, Gianni Riotta. Sul perché si vendono pochi giornali, Riotta è stato chiaro; “ognuno di noi dovrebbe farsi un esame di coscienza ed evitare un’inopportuna invadenza nel vasto e caotico circuito mediatico. Non solo siti e blog stanno uccidendo i giornali ma anche gli stessi giornalisti che fanno si che la notizia, il giorno dopo, sia già vecchia.” Infine una riflessione sulla televisione; “manca la cultura e sono spariti gli sceneggiati, quelli che trattano la storia.”
Ettore Scola scherza; “avevate il primato della ‘ndrangheta ma ora molte regioni si sono adeguate.” Unico neo la conduttrice, la bella Maria Cuffaro, giornalista-professionista del Tg3 che ha dimostrato improvvisazione e scarsa conoscenza dell’evento.
Ha esordito male, definendo “federazionePadula” la Fondazione e chiamando Walter il Padula, ed ha finito peggio quando non ha congedato e salutato ospiti e pubblico.
Ha fatto irritare Daniel Pennac ed ha rivolto domande inopportune e fuori luogo. Insomma un disastro, ben retribuito però.
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