Approda nel consiglio comunale, la mozione di sfiducia nei confronti del presidente del consiglio comunale, Cosimo Fabbricatore, presentata qualche settimana fa e sottoscritta da otto consiglieri, cinque della minoranza e tre della maggioranza.
L’assise è costituita da diciassette consiglieri, undici della maggioranza, compreso il sindaco, e sei dell’opposizione. Bastano, quindi, nove voti perché Fabbricatore decada da presidente del consiglio. La discussione è prevista per venerdì dalle 17 e potrebbe riservare delle sorprese.
La situazione numerica, infatti, è cambiata rispetto a venti giorni fa ed al momento non ci sarebbero i voti per la sfiducia. L’opposizione è rimasta fedele alla scelta originaria ma qualcuno della maggioranza avrebbe fatto un passo indietro facendo venire meno i numeri (otto favorevoli, nove contrari) e Fabbricatore resterebbe al suo posto.
La mozione di sfiducia, presentata da Pd e Udc, era stata firmata anche da tre consiglieri di maggioranza, Cavallotti, Viteritti e Pettinato.
I primi due, di recente critici nei confronti della giunta, confermerebbero le loro intenzioni e potrebbero anche prendere le distanze dalla maggioranza, collocandosi da indipendenti o addirittura all’opposizione. Da più tempo, Viteritti e Cavallotti chiedono al sindaco Tenuta una rivisitazione dell’esecutivo per un rilancio dell’azione amministrativa. Le loro critiche hanno indotto, nei giorni scorsi, l’assessore alla cultura e pubblica istruzione, Paola Capalbo, a rassegnare le dimissioni ma non sono state accolte da Tenuta che è irremovibile. Diverso è l’atteggiamento di Pettinato che, secondo indiscrezioni fondate, avrebbe fatto marcia indietro e, quindi, non sarebbe intenzionato a votare la sfiducia.
In attesa di conoscere le motivazioni del suo ripensamento, Fabbricatore ed il sindaco Tenuta tirano un sospiro di sollievo anche se la situazione politica resta ingarbugliata.
La giunta è ancora monca, alcuni assessori sono bersaglio di negligenza e poca produttività ed all’orizzonte si prospetta una maggioranza frastagliata o addirittura ridimensionata quando mancano ancora tre anni alla scadenza del mandato elettorale.