L'area pedonale, centro nevralgico dei luoghi di socialità cittadina, rappresenta la cartina di tornasole di una prolungata crisi. Che non è solo economica, ma che si riflette inevitabilmente anche sui rapporti tra persone della stessa comunità.
Oggi il corso Sandro Pertini, delimitato dalle piazze Matteotti e Sprovieri, è lo specchio di una Acri che non c'è più. Materia per sociologi, ma anche per riflessioni assai meno scientifiche.
Questo luogo nell'immaginario collettivo di intere generazioni era quello dello struscio, delle prime cotte, del classico ritrovo delle sette. Il corso, fino a circa tre lustri fa, era pullulante di giovani, fino alle nove e mezza circa. Poi c'era il rientro, almeno dei teenagers. Oggi è una sorta di deserto cittadino, puntellato da saracinesche su cui è scritto vendesi o fittasi. Un tempo queste erano alzate e rappresentavano altrettanti presidi di un commercio in salute.
C'è chi se la prende con l'istituzione dell'isola pedonale, che ha interdetto il passaggio ai veicoli, chi con la crisi, chi con i politici, chi con il Padreterno. Fatta eccezione per l'ultima, probabilmente tutte le altre sono più o meno valide.
C'è anche una mutazione genetica delle nuove generazioni di giovani. Perché è vero che ad Acri gente ce n'è sempre meno, ma è altrettanto vero che quella che c'è non va più sull'isola pedonale. Soprattutto non ci va prima di cena. Non si spiegherebbe altrimenti perché, quando il tempo lo permette, al sabato sera o d'estate, dalle dieci e mezza in poi qui c'è una umanità che sembra voler riversare al bar o per strada le frustrazioni di generazioni alla ricerca di nuove emozioni. Che non sono più quelle dei loro fratelli più grandi o dei loro papà.
Sono considerazioni piuttosto comuni, al punto che un gruppo di giovani, gli stessi che a Natale avevano creato “IlluminAcri”, per illuminare la città in tempo di ristrettezze finanziarie del Comune, ha deciso di proporre una iniziativa ad elevato contenuto sociale: l'invito, rivolto a tutti, di ritrovarsi per una giornata intera, quella di oggi, a ripopolare l'isola pedonale, riportando la socialità di un tempo su uno dei gangli cittadini. L'intento è quello di creare una scossa, una sorta di iniezione di entusiasmo che possa rimuovere questo stato di dilagante torpore. E' partito l'inevitabile tam tam mediatico, con facebook e siti locali invasi da messaggi di approvazione e di “ci sarò”, oltre ai nostalgici tuffi nel passato di chi, essendo emigrato, oggi non potrà esserci. Non ci saranno eventi di cornice, ma solo la voglia di incontrarsi e parlare. Poi chissà.
Da “Il Quotidiano del Sud” del 23-04-2016.
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