Chiuse le indagini me inviati gli avvisi da parte della Dda alle 8 persone coninvolte nell’inchiesta sugli “affari” tra mafia e politica. Ma c’è di più.
Proprio nel giorno della c’invio dell’avviso di consluione indagini la suprema corte di Cassazione ha accolto in toto il ricorso del procuratore generale di Catanzaro contro la decisione del Tdl che aveva respinto la richeista di misura cautelare dei giudici antimafia di Catanzaro della Dda. Gli ermellini hanno annullato la sentenza del Tdl rinviando ad altra sezione per la decisione sulla custodia cautelare in carcere dell’ex assessore regionale calabrese all’agricoltura Michele Trematerra.
Nelle prossime settimane il Tdl di Catanzaro sarà chiamato a riformurlare la sentenza che aveva lasciato a piede libero il politico calabrese accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e alla luce della sentenza dello scorso 13 aprile da parte della Cassazione, e relative motivazioni, deciderà se concedere o meno l’arresto per Michele Trematerra, o in carcere o ai domiciliari. Nell’inchiesta che ora passerà al vaglio del gup distrettuale di Catanzaro, a cura del pm Antimafia Pierpaolo Bruni, sono indagati per estorsione elettorale, concussione e associazione mafiosa e concorso esterno, a vario titolo, l’ex consigliere comunale di Acri Angelo Gencarelli, Giuseppe Perri, Gianpaolo Ferraro e Rinaldo Gentile, Salvatore Gencarelli, Massimo Greco e Adolfo D’Ambrosio e l’ex assessore regionale Michele Trematerra.
I giudidi di piazza Cavour nelle 16 pagine della sentenza n° 18132/2016 foriniscono le linee guida entro le quali i giudici del Tdl sono chiamati a muoversi nella futura decisione sulla misura cautelare richeista dalla Dda per Michele Trematerra.
“Dalla stessa ordinanza impugnata - si legge nella sentenza della Cassazione - risulta che: non vi è alcun rapporto di parentela o stretta amicizia fra il Trematerra e Gencarelli Angelo, Gencarelli Salvatore e Perri Giuseppe (ossia personaggi tutti indagati per il reato di cui all’art. 416 bis cod. pen.); i rapporti fra il Trematerra ed il Gencarelli Angelo (ritenuto facente parte della cosca Ruà-Lanzino” con posizione apicale) iniziano con il pactum sceleris fra i medesimi stipulato in occasione delle elezioni regionali del 2010: voti in cambio dell’elezione, così come contestato nel capo d’incolpazione sub 30 (supra § 1), patto che, come scrive lo stesso Tribunale (pag. 9 ordinanza impugnata) «non è rimasto solamente sulla carta ma ha ricevuto esecuzione, mediante il conferimento di incarico nella Regione Calabria a Gencarelli Angelo come pure mediante numerosi interventi di Trennaterra Michele riguardo ad affidamenti di lavori alla società “La Fungaia” e ad evitare la sospensione della stessa società dall’albo regionale»; il Trematerra sapeva perfettamente con chi aveva a che fare e cioè conosceva la caratura criminale del Perri e i “rapporti di frequentazione di quest’ultimo con Gencarelli Angelo” (pag. 7 dell’ordinanza impugnata): a pag. 6 dell’ordinanza, è riportata un’intercettazione in cui il Trematerra, parlando del Perri, afferma: «comunque, ora è un mammasantissima Ora comanda ... tutta la gerarchia mafiosa degli ultimi anni .... Il capo del mandamento .... Vedrai come si comporterà ... comincerà a chiedere i soldi in giro ... può darsi che lo fanno ....»; il Trematerra, era considerato, dai vari personaggi della cosca, come un “uomo a disposizione” al quale ci si poteva rivolgere tranquillamente per ottenere favori illeciti: cfr. l’assunzione di Boschetti e D’Alessandro, a seguito delle pressioni del Gencarelli (pag. 7 ordinanza); cfr. il colloquio intercettato fra Perri Giuseppe e Belsito Luigi, nel corso del quale, il primo invitava il secondo ad andare a parlare con il Trennaterra per ottenere un posto di lavoro per il figlio (pag. 5 ss dell’ordinanza); cfr. le conversazioni intercettate riportate dal Pubblico Ministero nel ricorso (pag. 13) in cui il Gencarelli Angelo, colloquiando con alcuni suoi sodali, riferendosi al Trematerra, così si esprimeva: «non ci rompesse i coglioni per far lavorare questi [....] io gliel’ho detto a Michele (Trematerra) e glielo dico di nuovo [....] lo tengo io il comando»; cfr anche il colloquio intercettato fra Cofone e D’Ambrosio (indagati ex art. 416 bis cod. pen.) riportato a pag. 6 dell’ordinanza, che dà l’esatta misura, anche per il modo in cui parlavano del Trematerra, della considerazione (infima) che di lui avevano; il Trennaterra, appena eletto Consigliere regionale e nominato Assessore all’Agricoltura e Forestazione della Regione Calabria, inserì, prima, Gencarelli Angelo e la moglie di costui all’interno del suddetto Dipartimento (cfr capo sub 29 n.1, 2), poi, si adoperò, sistematicamente, per favorire la società “La Fungaia” che faceva capo, di fatto, al Gencarelli Angelo”.
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