ACRI. Giovanni Cicchitelli, avvocato, acrese doc, fa parte del team di legali che difende Massimo Bossetti, condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio della giovane Yara Gambirasio, trovata uccisa nel novembre del 2010. Per Cicchitelli, Bossetti è innocente ed in questo nostro incontro intende spiegarlo. “Fin da subito, dice, il sistema non è stato per nulla garantista verso Massimo Bossetti. Si ricordino, ad esempio, il fermo avvenuto con modalità eclatanti e sciocchizzanti, il Ministro Alfano che esulta su twitter, e, in ultimo, le lettere della detenuta “Gina”. Procura e stampa quindi, unite in un binomio letale per il garantismo, che hanno dipinto Massimo Bossetti come un mostro, mentre costui è, invece, l'allocco della porta accanto. Anche la questione del Dna è stato l'ennesimo insulto al garantismo. La Cassazione, chiamata a pronunciarsi sulla validità della prova scientifica, sostiene che l’attendibilità di un metodo scientifico deve essere sorretta dai caratteri della verificabilità, della falsificabilità, della sottoposizione al controllo della comunità scientifica, della conoscenza del tasso di errore e della generale accettazione. Il giudice, secondo la Cassazione, deve anche tener conto dell'identità e dell’'autorità dell’esperto, della sua indipendenza e delle finalità per le quali si muove. Altro tarocco è l'erba che la povera Yara stringeva nella mano destra. Essa, infatti, non era radicata nel terreno del campo di Chignolo d’Isola, come ricordato erroneamente da uno degli investigatori, smentito, infatti, da una anatomopatologa. E ancora: la sabbia per seppellire il cadavere di Yara, che serviva, invece, su di un cantiere, le sbandierate ricerche sulle tredicenni, l’allineamento temporale delle telecamere di sorveglianza nei pressi del luogo del presunto rapimento completamente diverso da quello prospettato dall’accusa, le presunte corna di Marita Comi a Massimo, i pretesi tradimenti di lui alla moglie, le lampade abbronzanti di Massimo, tutte cose smentite e smontate durante il dibattimento. Inquietante, infine, risulta un’intervista al Prof. Avv. Carlo Federico Grosso, ex vicepresidente del Csm, in cui l’illustre giurista afferma che il nodo del Dna potrà essere sciolto solo in Appello, preconizzando così una sentenza di condanna in primo grado da ribaltare in sede di gravame. In conclusione, dice Cicchitelli, a prescindere dalla tangibile innocenza di Massimo Bossetti, che avrebbe meritato l’assoluzione con la più ampia delle formule, resta il dato amareggiante, ovvero la continua violazione del presidio del garantismo e la questione riguarda tutti, visto che ognuno di noi potrebbe un giorno essere oggetto di un procedimento penale, ora speriamo nella Corte d’Assise d’Appello.”
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