C’era attesa ad Acri per la pubblicazione delle motivazioni che hanno indotto le sezioni riunite della Corte dei Conti di Roma a confermare la bocciatura del piano di riequilibrio.
La speranza era che tra le pieghe del testo ci fosse la possibilità di correggere la rotta ed evitare il default. La sentenza è impietosa e mette al muro le responsabilità politiche di questi anni. Il dissesto è stato formalmente decretato sull’esercizio finanziario del 2011, ma il piano di riequilibrio è stato adotato dall’aministrazione comunale in carica. Anche qui non mancano responsabilità precise, come l’ormai famigerata doppia contabilizzazione, per la quale la Corte dei Conti ha parlato di “grossolano errore”.
I cittadini si chiedono cosa accadra da oggi in avanti. Innanzitutto, entro fine mese, il consiglio comunale dovrà dichiarare, così come fece nel 2013, il dissesto finanziario.
Subito dopo il Presidente della Repubblica dovrà nominare la terna di commissari che dovrà rimettere ordine nei conti pregressi. L’ordinario continuerà a essere gestito dagli organi politici in carica: sindaco, esecutivo e consiglio comunale.
Tutte le tariffe verranno elevate al massimo livello e i servizi ridotti all’essenziale. Quanto potrà durare il lavoro dei commissari nessuno può saperlo. C’è tuttavia un aspetto che presenta una serie di dubbi. Quando nel 2013 il Comune dichiarò il dissesto, prima che la relativa delibera fosse poi revocata, in virtù dell’accoglimento del ricorso alle sezioni riunite della Corte dei Conti, c’era una massa debitoria rilevante da smaltire.
Nel frattempo la legge ha permesso al Comune di ottenere una anticipazione di liquidità dalla Cassa Depositi e Prestiti di 15,5 milioni di euro, con cui è stato azzerato il pregresso. Oggi i debiti da smaltire sarebbero in quantità decisamente esigua, c’è addirittura chi sostiene che non ve ne siano. Se così stanno le cose, quale sarebbe il lavoro dei commissari?
Sul fronte politico, intanto ci sono da chiarire eventuali responsabilità individuali, con conseguenze che potrebbero portare all’impossibilità di candidature per dieci anni. Ci sono poi quelle degli amministratori attuali e un piano di riequilibrio che, secondo la Corte dei Conti, presenta diversi aspetti di criticità.
Non manca chi invoca le dimissioni del sindaco Nicola Tenuta, ma questo favorirebbe l’ingresso di un’altra terna commissariale, stavolta nominata dalla Prefettura. E sarebbero sei commissari a gestire presente e passato dei conti del Comune. In questa seconda ipotesi tuttavia si ridurrebbero i tempi per il ritorno alle urne.
Da “Il Quotidiano del Sud” dell’11-12-2016
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