Domenica scorsa si è abbassata la saracinesca su un pezzo di storia di Acri. E’ infatti calato il sipario sul “Bar silano”, autentica istituzione per molte generazioni, che intorno a quei tavoli si sono ritrovate per condividere gioie e ansie della comunità acrese.
Il “Bar silano” ha chiuso dopo 51 anni di attività. Era stato aperto nel 1965, all’ingresso di Piazza Sprovieri, il salotto della città.
Ieri faceva tristezza vedere gli addetti svuotare i locali e portare via le suppellettili e tutto quanto faceva parte dell’arredamento di uno dei ritrovi più popolari di Acri.
Gli ultimi proprietari, i fratelli Cosimo e Gianfranco Panza, che hanno rilevato l’attività nel 1985, ci hanno tenuto a chiedere ai giornalisti di farsi portavoce del loro sentimento di gratitudine per i clienti che in tutti questi anni sono entrati nel locale.
Ma nelle loro parole c’è anche tanta amarezza. Inevitabilmente, così come avviene pure in altre realtà viciniori, l’istituzione dell’isola pedonale, che ad Acri abbraccia le piazze Matteotti e Sprovieri, percorrendo corso Sandro Pertini e via Giovanni Amendola, ha mandato in sofferenza alcune tipologie di attività commerciali. Così come la crisi generale che ha colpito l’intero comparto ha un suo peso specifico.
Tuttavia, Cosimo Panza è convinto che “se l’amministrazione comunale fosse stata un po’ più sensibile alle nostre richieste, questi effetti si sarebbero potuti quantomeno lenire”. Quindi tira fuori una richiesta che la Confcommercio di Acri, il 17 dicembre 2014, fece al sindaco, di provare a riaprire, con le formule più adatte, sia pure temporaneamente e su alcuni tratti, l’isola pedonale al passaggio dei veicoli. “Non si è voluto nemmeno provare – spiega Cosimo Panza -, magari qualche risultato potevamo ottenerlo”.
La chiusura del “Bar silano” ha inevitabilmente aumentato quel senso di strisciante depressione in cui vive il commercio ad Acri, con un’autentica ecatombe di partite Iva. Oggi lungo il corso che unisce Piazza Matteotti a Piazza Sprovieri, il cuore pulsante del centro cittadino, ci sono venti saracinesche abbassate. Fino a qualche anno fa erano altrettanti presidi di un commercio, che, pur nelle difficoltà, riusciva comunque a garantire una capacità di offerta e un lavoro a molti acresi, costretti poi a fare la valigia.
Acri, Da “Il Quotidiano del Sud” del 10-01-2017