Continua a Cosenza il processo Acheruntia volto a fare chiarezza sulle presunte infiltrazioni del clan Lanzino nella politica locale.
Continua a Cosenza il processo Acheruntia. L’ex boss dagli ‘occhi di ghiaccio’ stamattina sarebbe stato pronto a rispondere ad ogni domanda. Franco Pino, noto collaboratore di giustizia cosentino, in videoconferenza da località protetta oggi in aula avrebbe dovuto chiarire i legami tra esponenti del clan Lanzino e alcuni politici locali. Nè l’accusa, nè la difesa e tantomeno le parti civili hanno però inteso porre domande all’ex boss della mala bruzia.
Sono alla sbarra, in questo primo filone del procedimento, scaturito da una operazione condotta dalla Dda di Catanzaro nel luglio del 2015, Angelo Gencarelli, ex consigliere comunale di Acri, Giuseppe Perri, ritenuto il punto di riferimento delle cosche nel territorio acrese, e Giampaolo Ferraro.
Nell’udienza odierna sono stati inoltre chiamati Michele Trematerra (ex assessore regionale all’Agricoltura) e Luigi Maiorano (ex sindaco facendo funzione di Acri). Entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, ma dovranno ricomparire innanzi ai giudici il prossimo 7 novembre quando inizierà il processo a loro carico.
Il pm Pierpaolo Bruni ha acquisito agli atti un verbale risalente al 1995 da cui risulterebbe che l’ex boss di Cosenza parlò di un certo “Angiuluzzu di Acri” indicandolo come organico alla ‘ndrangheta cosentina.
I legali di Gencarelli, Antonio Quintieri e Matteo Cristiano, hanno chiesto la revoca dei domiciliari per il loro assistito. Il giudice si esprimerà il prossimo 13 giugno, data nella quale è stata fissata l’audizione dei testimoni della difesa.