Ci risiamo. Si ritorna a parlare della Sibari-Sila. E non certamente per cose positive. Al danno, la beffa e il pericolo per la salute pubblica.
La Sibari-Sila delle tante opere pubbliche calabresi incompiute è la più grande.
I lavori, iniziati nel 2009 (quindi in questo anno compiranno 10 anni), sono fermi da quattro anni e difficilmente riprenderanno. Se per il Tav il Governo tentenna, figurarsi per la Sibari-Sila.
Tra soldi spesi male, errori progettuali e ritardi inconcepibili, se i ministri dovessero recarsi sul posto, ci farebbero una pernacchia. Poco più di due chilometri, otto viadotti, due gallerie per un importo che sfiora i 50 milioni. Incredibile.
A distanza di 10 anni, chi passa da quelle parti, tra un silenzio surreale, vede solo cemento, mezzi fermi, colline sventrate, ferro arrugginito e strade dissestate.
Ed a quanto pare anche rocce e minerali pericolosi. Adriano D’Amico, già consigliere comunale, è l’unico che si indigna e grida allo scandalo.
Di recente ha sollevato un altro grave problema.
Durante l’opera di scavo dell’ultimo tunnel, lungo circa 500 metri, sono stati estratti centinaia di metri cubi di rocce contenenti cobalto, un elemento chimico che può diventare altamente tossico per la sua radioattività. Questi massi di colore giallastro che vanno sul blu giacciono sulle colline. Sono incustoditi e tutti possono venirci a contatto.
Nessuno protesta. Nemmeno le associazioni ambientaliste.
Ad oggi, non c’è una nuova strada e la vecchia è impraticabile. Chi deve raggiungere San Demetrio e la zona ionica deve percorrere la Provinciale.
Sarà ancora così per quando?