Ora il Consiglio Comunale deve dichiarare lo stato di dissesto finanziario
Acri. "Il comune di Acri è gravato da una imponente massa debitoria alla quale non può fare fronte con le misure correttive deliberate dal consiglio comunale dello scorso quindici novembre e, quindi, persistono le condizioni di criticità tali da ritenere l'ente in dissesto finanziario."
Questo è solo uno stralcio, il più importante, delle venti pagine giunte ieri in comune. Una relazione dettagliata della Corte dei Conti a seguito della adunanza tenutasi lo scorso ventuno novembre. In pratica, nel mentre amministratori e cittadini attendevano speranzosi, l'organo di controllo aveva già deciso. Per il comune si aprono le porte del dissesto finanziario. La comunicazione, giunta nella tarda mattinata di ieri al sindaco ed a tutti i consiglieri, non lascia più speranze. Ora l'amministrazione Tenuta ha dieci giorni di tempo per convocare il consiglio comunale e dichiarare il dissesto finanziario con apposita delibera in caso contrario la Corte comunica al Prefetto l'inadempienza istituzionale e, di conseguenza, provvederà allo scioglimento dell'assise. Termina così, nel modo peggiore, la vicenda che ha caratterizzato l'estate acrese dal punto di vista politico ed amministrativo.
Già dal primo richiamo ufficiale, nello scorso mese di maggio, l'organo di controllo era stato severo: serve un piano di risanamento serio e credibile per rientrare dal debito (un buco da venti milioni). Tra elezioni comunali ed insediamento del nuovo consiglio, le prime controdeduzioni sono state inviate alla Corte solo nel mese di settembre, ovvero dopo quattro mesi.
Poi il nuovo richiamo, quello del trenta ottobre, nel quale la Corte chiede un piano da dieci milioni. Quindi la manovra finanziaria dello scorso quindici novembre, approvata dalla sola maggioranza, fatta di aumenti e riduzione della spesa che, evidentemente, non ha convinto l'organo di controllo. Nelle venti pagine la Corte solleva dubbi e criticità riguardanti gli anni passati e accusa di non aver fatto nulla, per impedire la situazione debitoria, i passati amministratori ma anche quelli attuali.
"Le varie azioni indicate – scrive la Corte – risultano tardive ed insufficienti perché non incidono positivamente, se mai andassero in porto. Il comune ha fornito solo soluzioni generiche senza indicare i tempi di risanamento della disastrosa situazione contabile." Ed aggiunge una serie di anomalie: ingenti debiti fuori bilancio, crisi di liquidità e frequenti anticipazioni di cassa, mancata riscossione dei tributi e delle sanzioni, utilizzo dei fondi vincolati, eccessivo indebitamento da mutui.
Per l'amministrazione e per la cittadinanza, si prospettano tempi tutt'altro che sereni. Il dissesto rappresenta senza dubbio un punto di svolta, ma a pagare il prezzo più caro sarebbe la comunità. Non ci saranno aiuti dal governo centrale ed il comune non potrà contrarre mutui. Sindaco e giunta saranno affiancati da una apposita commissione che avrà il compito di liquidare, se mai ci riuscirà, i debiti pregressi.
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