Trascorso il Ferragosto, si può tracciare un primo bilancio. Almeno quello riguardo le presenze in città. I dati dicono che vi è stato un netto calo di turisti ed emigranti. Lo dicono anche i diretti interessati, commercianti e ristoratori, in primis.
La città, evidentemente, non attira. Non solo le persone a cui ha dato i natali ma anche chi risiede nei paesi limitrofi e men che meno i turisti. Eppure la città occupa una posizione geografica invidiabile, sita a pochi chilometri dalla Sila Grande e dal mar Ionio, immersa tra castagneti, pini e abeti, caratterizzata da aria salubre e temperature rigeneranti e da un'ottima enogastronomia.
Cosa c'è che non va? Chi ha governato in passato, ma anche chi lo sta facendo adesso, non è stato in grado di redigere un piano turistico e di inserire Acri nei grandi circuiti.
Eppure le tradizioni, le bellezze paesaggistiche, le strutture ricettive ed il patrimonio storico-culturale non mancano. Ogni anno che passa, però, la città registra un pauroso calo di presenze. Sono, oramai, lontani gli anni in cui, soprattutto nel mese di agosto, tornavano in città famiglie al completo, spesso anche con amici al seguito, originari di Acri ma residenti al centro-nord o all'estero.
In tantissimi hanno preferito non tornare nel proprio paese natio sia per le onerose spese di viaggio sia per l'assenza di affetti che per mancanza di attrattive. Anche gli studenti hanno scelto altre mete. E come dargli torto?
Pochi e di scarsa qualità gli spettacoli, musei per nulla segnalati sulle grandi riviste specializzate, così come i percorsi turistici culturali e naturalistici, sicchè il risultato negativo era ampiamente prevedibile. Solo a ridosso di Ferragosto la città è stata leggermente movimentata ma solo da gente di passaggio.
Toccata e fuga, nulla più e ciò ha influito, e non poco, anche sull'economia dell'intera città. Anche la mancanza di eventi di una certa importanza e l'approssimazione con la quale il Comune ha programmato e gestito i pochi in programma (molti annullati all'ultimo momento e senza pre avviso) hanno contribuito al calo di presenze. C'è di più.
Dopo undici anni l'anfiteatro è rimasto chiuso. La struttura, capace di contenere cinquemila persone, sin dal 2003, proprio con Tenuta sindaco, era stata polo di attrazione per tutti i calabresi grazie a spettacoli molto partecipati che hanno fatto conoscere la città in tutta la regione.
Occorre subito un'inversione di rotta al fine di evitare che Acri diventi un dormitorio, una sorta di città fantasma popolata sempre più da soli anziani e pensionati.
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