Notizie poco rassicuranti, anzi abbastanza preoccupanti, giungono circa il futuro dell'ospedale Beato Angelo. La struttura, come risaputo, è diventata ospedale Spoke (con l'ospedale di Castrovillari) grazie ad un decreto regionale, il 191 del dicembre 2012, firmato dal commissario alla sanità, Scopelliti. Da allora, però, il nosocomio non ha mai offerto quelle prestazioni che dovrebbe garantire, appunto, uno Spoke.
Fonti vicini alla struttura sanitaria, affermano che il nosocomio, invece, è oggetto di un continuo depotenziamento che potrebbe portare ad una parziale chiusura, ovvero ad una riconversione in ospedale di montagna. Ciò significherebbe anche la perdita del Pronto Soccorso che sarebbe aperto solo dalle 8 alle 20. Un depauperamento di servizi e di personale che si fa di giorno in giorno sempre più pressante. Una prova schiacciante arriva dallo stesso ospedale dove, pare, alcuni reparti soffrono perché non possono più garantire servizi essenziali al punto che i pazienti si rivolgono ad altri nosocomi mentre molti medici avrebbero chiesto di essere trasferiti presso altre strutture non solo per una gratificazione personale ma anche per evitare di beccarsi una denuncia visto che, spesso, sono costretti a lavorare in situazioni di emergenza.
Alcune prestazioni, poi, vengono effettuate altrove, altre solo in determinati giorni mentre presso il reparto di chirurgia avviene il paradosso: qui, infatti, si effettuano solo interventi programmati e non giammai di urgenza ma nello stesso tempo l'Asp paga al personale, cioè medici, infermieri ed anestesisti, la reperibilità per le urgenze. Una palese contraddizione. Il tutto avviene senza che la comunità muova un dito.
Che fine hanno fatto quei comitati spontanei nati a difesa dell'ospedale nel lontano 2011? E le forze sindacali perché non prendono una posizione? Cosa ha in mente di fare l'amministrazione comunale per tutelare il Beato Angelo? Nel frattempo sembra proprio che la città stia per essere scippata di un altro importante servizio.