Mancano oramai poche ore alla presentazione di liste e simboli. Il termine ultimo, difatti, è sabato 13 alle 12. Al momento i candidati a sindaco sono quattro:
Pino Capalbo, sostenuto da sette liste, ovvero Pd, Acri in comune, Sinistra italiana, Nuovi orizzonti per Acri, Movimento Acri democratica, uniti La Mucone e Liberamente, Anna Vigliaturo da Centristi per Acri, I moderati di Acri e Udc, Mario Bonacci da Progressisti per Acri, Noi Acri e Democratici per la legalità, infine Maurizio Feraudo da Cattolici progressisti, Progetto Europa e Cittadini in movimento. Alla fine, quindi, le liste dovrebbero essere sedici per un totale di duecentocinquantasei candidati.
La bocciatura. A meno di sorprese dell’ultima ora, non faranno parte della competizione i grillini. Se così fosse sarebbe la seconda volta consecutiva che il Movimento Cinque Stelle non partecipa alla competizione comunale, sebbene la presenza sul territorio di due Metup. Secondo indiscrezioni, pare, che i vertici nazionali abbiano deciso di non dare il simbolo né all’uno né all’altro gruppo pur apprezzandone l’impegno ed il lavoro svolto attraverso manifestazioni ed iniziative. In casi come questi il M5S, preferisce, evidentemente, non concedere il simbolo al fine di non creare ulteriori divisioni tra le varie fazioni. Se i grillini non saranno della competizione sarebbe una grave bocciatura.
Le contraddizioni. Il Partito Democratico preferisce allearsi con Sinistra Italiana, che a livello nazionale è dall’altra parte, piuttosto che con i Centristi di Casini, che, come risaputo, sono parte integrante del Governo Gentiloni e, quindi, del Pd. In realtà, pare, che il Pd abbia “rifiutato”, sebbene molte pressioni, l’accordo con i casiniani che qui possono contare sugli ex Udc, Trematerra in primis. Una vicenda che merita un approfondimento. Appena quattro mesi fa, l’intero Udc locale aderisce al Movimento di Casini che è collocato nel centro sinistra, abbandonando, dopo molti anni, l’Udc, posizionato nel centro destra. Il divorzio avviene non senza polemiche e accuse reciproche. Casini da una parte, Cesa dall’altra, dunque ma la scissione inizia nel mese di dicembre quando, in occasione del referendum costituzionale, i casiniani si schierano per il Si e l’Udc per il No. A gennaio la frattura non senza gravi conseguenze. Michele Trematerra viene anche deferito ai probiviri “per l’atteggiamento tenuto nei confronti della competizione referendaria, non in linea con le decisioni del partito.” A febbraio si tiene il congresso regionale dell’Udc e dopo quasi quindici anni non compaiono nel direttivo né i Trematerra né loro seguaci. Oggi, però, Udc e Centristi di Casini sono nuovamente assieme per sostenere Anna Vigliaturo.
A quanto pare saranno molti i cambi di casacca, ovvero quei candidati che solo quattro anni fa erano dall’altra parte, schierati con partiti diversi da quelli attuali. Le discese ardite e le risalite sono i percorsi politici di tanti candidati, che abbandonando anche il loro punto di riferimento umano, senza scrupoli e tentennamenti, hanno deciso di cambiare schieramento.
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