I consiglieri di minoranza Anna Vigliaturo, Marco Abbruzzese, Salvatore Palumbo, Mario Bonacci, Emilio Turano, Maurizio Feraudo
Tra le anticipazione dell’estate acrese 2018 spiccavano nomi del calibro di Al Bano,
con il passare dei mesi però le speranze di avere ad Acri “artisti di un certo spessore”si sono affievolite, fino a scomparire del tutto. A fine luglio la delibera di approvazione della rassegna estiva svela ogni mistero. Si apre uno scenario alquanto scontato e desolante. L’amministrazione predispone un cartellone utilizzando e raccogliendo tutte le iniziative che privati e associazioni organizzano da anni in modo autonomo e indipendentemente dal sostegno o meno del comune. Energie e idee di privati, soci, associati e cittadini che si adoperano e portano avanti tradizioni e feste popolari, sia nelle contrade sia ad Acri centro. Intanto nel calderone della rassegna estiva, disdegnando ogni benché minimo coinvolgimento delle forze di minoranza (nessuna commissione in merito), finiscono il festival manouche, il festival del peperoncino/jazz, il Siluna Fest, concerti organizzati all’Anfiteatro, la notte bianca, la notte rosa, la mezzanotte dei bambini, recital vari, il campus musicale; non manca proprio nulla, ma soprattutto, come tra l’altro sottolinea l’assessore al ramo anche nell’ultimo consiglio comunale, tutta la rassegna è a costo zero per l’ente, perché ovviamente un ente in dissesto non può permettersi di spendere nulla per la rassegna estiva e deve per forza affidarsi alla “generosità” dei privati e soprattutto alla “benevolenza” della Regione Calabria che manderà dei fondi (l’importo esatto non è dato sapere) probabilmente sul fondo unico cultura. Intanto però appaiono sul sito dell’ente le prime determine di affido diretto: servizio di sorveglianza e controllo per le prime tre serate che dovrebbero farci re-stare tutti ad Acri grazie alla Regione per 1.500,00 euro e solo “pochi spiccioli” per la serata del 7 agosto che vedeva esibirsi all’Anfiteatro i “Dear Jack”. Concerto quest’ultimo che purtroppo non ha visto una grossa partecipazione di pubblico solo per un motivo: poco è stato il lasso di tempo per pubblicizzare l’evento. La proposta del concerto previsto per giorno 7 è arrivata all’ente solo il 6 agosto, con nota n. 12828, per un costo complessivo di 13.600,00 euro, quindi essendo arrivata il giorno prima dell’evento non c’è stato il tempo di pubblicizzarlo nel modo giusto e forse non c’è stato nemmeno il tempo per avvisare il gruppo che si sarebbe esibito ad Acri. Tutto molto strano, così come strani sono apparsi alcuni rinvii e modifiche di scalette che qualcuno ha giustificato tirando in ballo le avverse condizioni metereologiche, ma che a ben vedere sono dipese da altre situazioni che, ahimè non sono sfuggite al pubblico accorso al palazzo per assistere all’esibizione del gruppo dei Chorearum nell’ambito del Siluna Fest, ma che purtroppo sono forse espressione di un atteggiamento di autoreferenzialità che sempre più sta prendendo piede nella nostra città. Di sicuro conviene re-stare ad Acri per godersi tutte le serate e gli artisti, perché di sorprese è pieno il cartellone: nessuno forse si sarebbe aspettato di vedere esibirsi un gruppo di artisti, dal repertorio di tutto rispetto, che “legittimamente” ha fatto richiesta di partecipare all’evento più atteso dell’estate, soprattutto in termini di presenze, a cui però per ragioni di opportunità e di immagine era meglio non concedere Piazza Annunziata, la piazza più centrale e movimentata della città nel corso della notte bianca; sicuramente ci sarebbero stati altri gruppi acresi disposti ad esibirsi, in modo gratuito, che si sarebbero rivolti ad un pubblico più giovane e non solo, ma la chiusura di questa amministrazione nei confronti non solo della minoranza ma dell’intera città fa fare di questi errori e chissà quanti ne vedremo ancora. Una maggioranza che sbandiera ai quattro venti i risultati conseguiti e le cose fatte per la città, ma che in tredici mesi di amministrazione, volutamente e sempre con superiorità, ha tenuto fuori la minoranza da ogni tipo di scelta che potesse andare nell’interesse esclusivo della collettività.
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