Fare chiarezza e tranquillizzare la città!
Le notizie trapelate in merito all’inchiesta della Procura della Repubblica di Paola ed al provvedimento emesso dal GIP dello stesso tribunale nei confronti dell’ex consigliere regionale G. Aieta sono preoccupanti.
Nella stessa inchiesta difatti, per come noto, figura anche il primo cittadino di Acri Pino Capalbo nei cui confronti l’Ufficio di Procura aveva avanzato l’applicazione della misura preventiva della custodia cautelare in carcere che, pare, sia stata rigettata solo perché il Giudice delle indagini preliminari si è dichiarato incompetente territorialmente e non perché il quadro indiziario sia stato ritenuto carente o insufficiente.
Una misura cautelare limitativa della libertà personale forte, la più pesante prevista dal nostro ordinamento, che non lascia spazio a dubbi circa l’esistenza di gravi elementi indiziari in merito ai reati contestati (corruzione elettorale e voto di scambio), almeno per ciò che concerne il punto di vista della Procura che indaga.
Al sindaco Capalbo viene infatti contestato di aver procacciato voti in favore dell’ex consigliere regionale, in occasione delle regionali del 2020, in cambio della sua nomina nella struttura speciale dell’on. Aieta che puntualmente arrivò.
La coalizione ‘Alternativa per Acri’ di cui sono stato candidato sindaco nel corso nell’ultima campagna elettorale ha avuto modo di stigmatizzare questa circostanza anche attraverso una interrogazione parlamentare a firma degli on.li A. Melicchio (M5stelle) e N. Fratoianni (SI) indirizzata al Ministro degli Interni; nella medesima interrogazione si poneva l’attenzione anche sul fatto che nelle sette liste di candidati a sostegno del sindaco uscente, poi riconfermato, risultavano i nomi di diverse persone che avevano ottenuto incarichi ed affidi diretti dal comune.
Inoltre sia il sottoscritto che l’altro candidato sindaco, Natale Zanfini, aderirono al cd. ‘Patto per la Legalità’, un gesto simbolico ed allo stesso tempo un impegno formale di presentare liste pulite, senza candidati con pendenze penali e processi in corso nè legati mani e piedi alla compagine amministrativa da incarichi o quant’altro, che l’attuale primo cittadino si rifiutò di sottoscrivere poiché, a suo dire, gli altri due candidati non avevano l’autorevolezza morale per proporlo !!
La città di Acri e gli acresi hanno bisogno, soprattutto in questa delicata fase storica, di un’azione amministrativa serena, partecipata, democratica e trasparente, che dia uguali opportunità a tutti, che guardi al rilancio dei beni comuni ed alla realizzazione di opere che servono alla cittadinanza e al territorio, sgombra da interessi particolari o di gruppi, ed è per tale motivo che alla luce delle ultime allarmanti notizie giunte dal Tribunale di Paola si reputa necessario un passaggio formale sulla vicenda da parte del primo cittadino, che non può limitarsi ad un laconico e stereotipato comunicato stampa.
L’inchiesta si trova tuttora in fase di indagini, non sappiamo ancora se verrà archiviata senza alcuna richiesta di rinvio a giudizio, ipotesi abbastanza remota a questo punto. In caso contrario, sono convinto e confido nel fatto che il sindaco Pino Capalbo saprà dimostrare la propria estraneità rispetto ai gravi reati che gli vengono contestati nelle sedi deputate, tuttavia, allo stato, l’evoluzione della vicenda impone un immediato e doveroso chiarimento da parte del diretto interessato nella naturale sede: il Consiglio Comunale!
Faccia chiarezza sulla vicenda in Consiglio Comunale a tutela del suo buon nome e della trasparenza ed imparzialità della sua azione amministrativa!
Il consigliere comunale di Alternativa per Acri
Angelo G. Cofone
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