Aperture, cessazioni, subingresso o trasferimento. Sono questi gli elementi di una griglia redatta e compilata dagli uffici comunali dai quali si evince quello che è stato il trend delle locali attività produttive nello scorso anno e nei primi mesi del 2018.
I dati raccolti, nello specifico , riguardano tutte quelle attività che passano attraverso il Suap, ovvero lo sportello unico per le attività produttive.
Non rientrano invece nella statistica i liberi professionisti e le partite iva. Il primo rilevante dato emerge dal rapporto apertura - cessazione.
Nel 2017 le attività aperte sul territorio hanno rappresentato il 42,3% del settore produttivo di cui il 63% sono state registrate nei primi cinque mesi.
Le cessazioni invece il 41% di cui il 78% negli ultimi cinque mesi dell'anno raggiungendo il picco nel mese di dicembre quando ad abbassare le saracinesche in città sono state ben 16 attività produttive.
Un dato che traslato nella realtà della quotidianità ha creato particolare sconcerto tra i cittadini che da un giorno all'altro si sono ritrovati difronte ad innumerevoli cartelli con scritto "chiuso".
Ad essere travolto dal fenomeno cessazione sopratutto il settore che nella griglia delle attività produttive viene definito " posto fisso" ed in cui rientrano negozi di abbigliamento, profumerie, casalinghi ecc.
Sono proprio questi tipi di negozi a non aver retto alla crisi: 17 quelli chiusi pari ad una percentuale del 53,12 %, 15 invece le nuove attività produttive avviate nel corso del 2017 sempre nel settore "posto fisso". Non va meglio il bilancio tra apertura e cessazione delle attività artigianali.
Otto chiuse a fronte delle sette aperte. A resistere meglio alla crisi invece i " pubblici esercizi" in cui rientrano tutte quelle attività addette alla somministrazione di alimenti e bevande.
Il numero di cessazione di queste attività è pari alla metà delle aperture: 11 quelle aperte nel 2017, 7 quelle chiuse.
Tra gli aspetti più rilevanti anche il dato che riguarda l'età degli autori delle aperture e cessazione delle attività, che hanno per la maggior parte un età compresa tra i 30 e i 50 anni.
Questo ci dice esplicitamente che sono molti i giovani che scelgono di investire e cercar di creare un proprio futuro sul territorio. Ma spesso ci si trova difronte ad una realtà ostile e avversa.
Tra gli aspetti determinanti nella chiusura di molte attività in primis i costi fissi di gestione tra cui proprio gli affitti dei locali. A far sentire il proprio peso anche la minore presenza di utenti sul territorio.
Un fatto quest'ultimo ampiamente percepito dalla comunità con una città, che resa in questi anni orfana di molti servizi, ha perso l'attrattvità del passato.
Focus
Osservando nel dettaglio il grafico delle aperture e cessazioni delle attività commerciali nella cittadina acrese il dato più imponente viene fatto registrare nel mese di dicembre dello scorso anno: 16 le attività produttive chiuse ovvero il 50% del dato complessivo ( 32 le cessazioni totali) , in un solo mese.
Nel corso dell'anno, invece, a partire da marzo , ne hanno chiuso in media due al mese.
Trend inverso per le aperture stando alla statistica resa nota nelle ultime ore: i maggiori avvii ad Acri si sono registrati all'inizio dell'anno.
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