“Non ci sono motivi per aver paura, nessuno di noi si è recato in Cina e nella zona nella quale si è diffuso il virus, negli ultimi mesi.”
Oggi abbiamo deciso, non senza apprensione, di fare un giro nei negozi cinesi presenti in città. Sono cinque, quattro empori ed uno perlopiù di oggetti tecnologici, che effettuano la vendita al dettaglio. Abbiamo deciso di trattenerci una mezzoretta all’interno del punto vendita Fiume Giallo (nella foto), situato nei pressi della stazione di servizio Esso, probabilmente il più noto e frequentato. Qui vi lavorano anche due ragazzi acresi, Angelo ed Antonio. Con un italiano stentato, uno dei gestori, un uomo sulla trentina, ci confida; “c’è paura, l’afflusso è diminuito molto, stiamo anticipando gli orari di chiusura sia al mattino che alla sera.” In effetti, durante i trenta minuti è entrata una sola persona. Nessuna precauzione da parte di chi vi lavora ma l’uomo aggiunge. “Possono stare tutti tranquilli, nessuno di noi si è recato in Cina negli ultimi dieci mesi, io ci manco da nove.” Ciò nonostante, i locali sono vuoti, anche ad Acri la paura per il coronavirus si fa sentire. Il calo delle vendite, secondo stime approssimate, sarebbe del 50%. “Qualche giorno fa, aggiunge l’uomo, un acquirente ha preferito restare al di fuori del negozio dopo aver ordinato alcuni oggetti. Entrano in pochi, conclude l’uomo, qualcuno scherza ma ripeto, non ci sono problemi, non siamo infetti.” In base ai dati del 2018, i cinesi residenti in città sono una trentina, alcuni anche in età scolastica.