Dopo l’ultimo Consiglio Comunale, in cui tutti hanno potuto assistere all’uso inappropriato che i consiglieri di maggioranza intervenuti fanno della politica, mi viene in mente il detto di quel gran genio del mio amico e collega Angelo Gaccione.
Parafrasando e sostituendo la malaparola: “Eramu picciudi e la politica era mmean’ alli ranni, mo sim’ ranni e lla politica e mmean’ alli picciudi”.
Quasi trent’anni fa, quando fui eletto consigliere comunale, da giovane apprendista pensavo che ci fosse tanto da imparare da quelli che avevano in mano la politica e dell’esercizio che ne facevano in Consiglio: Angelo Rocco, Lorenzo Sammarro, Luigi Bonacci, Giuseppe Cristofaro… Oggi, che mi ritrovo un discreto bagaglio di esperienze e conoscenze in questo campo, in Consiglio la politica ce l’hanno in mano Basile, Bruno, Romagnino, Roselli…
Un po’ come la storia del petto di pollo, che cito a volte agli amici.
Quando ero ragazzo, il pezzo del pollo che mi piaceva era il petto, ma poiché piaceva anche a mio padre, per il rispetto che portavamo ai genitori, mia madre lo metteva nel suo piatto. Passano i decenni e cambiano i tempi. Diventato genitore, il petto del pollo piaceva a mio figlio, per cui, gioia mia, facimu cuntiantu u guagliunu…
Forse dovrei chiedermi a che razza di generazione appartengo o riflettere sull'evoluzione delle dinamiche relazionali.
Avverto i 16 followers del mio blog che, per quanto sembri apparire frivolo l’inizio di questo scritto, sta per diventare un po’ noioso per i non addetti ai lavori.
Si tratta infatti di un discorso piuttosto tecnico, ma necessario perchè propedeutico ai prossimi articoli che mi prefiggo di pubblicare, e che, garantisco, saranno più avvincenti dell’articolo vietato ai minori che ha riguardato l’ex assessore regionale all’agricoltura, che incautamente nei giorni scorsi mi ha querelato.
Questo scritto, potrebbe essere destinato soprattutto a quei consiglieri, ma anche a qualche cittadino, che stanno profondendo tanto impegno e tanta diligenza a studiare da sindaco... ai corsi CEPU.
La legge n° 81 del 25 marzo 1993 sull’elezione diretta del sindaco assegna al primo cittadino ampi poteri, che trovano, in parte, una giustificazione nella legittimazione diretta che i cittadini gli conferiscono con il loro voto.
La riforma elettorale, impostata essenzialmente sulla ricerca della stabilità politico-amministrativa dell’ente comunale, offre al sindaco gli strumenti e le prerogative per poter assumere in toto la responsabilità di governo per almeno 5 anni.
Uno dei princìpi teorici alla base della nuova impostazione giuridica dell’elezione diretta è che lagovernabilità dell’Ente è bene prezioso superiore. E come fatto superiore è tale da far soccombere qualsiasi altro criterio di rappresentatività.
Ma nella pratica non è infrequente che accada che un sindaco eletto, al quale è garantito il 60% dei consiglieri, non riesca a governare in consiglio comunale in modo tranquillo, chiaro, trasparente(governabilità sostanziale) e non riesca a terminare la sua sindacatura (governabilità formale), perché i meccanismi perversi del voto di sfiducia possono essere promossi e messi in atto anche dagli stessi consiglieri di maggioranza.
Ma l’elemento cruciale e determinante che dovrebbe garantire la governabilità dell’Ente è costituito dalla redazione delle Linee Programmatiche di Governo del sindaco per il quinquennio, alla cui redazione dovrebbero partecipare i consiglieri di maggioranza, i quali poi le approvano ad inizio consiliatura.
Se il sindaco non si discosta da esse, non dovrebbe trovare giustificazione nessuna motivazione di sfiducia da parte dei consiglieri di maggioranza.
La realizzazione di queste teoriche e succinte premesse, dipende quasi esclusivamente dall’autorevolezza, dal coraggio di assumersi autonomamente le proprie responsabilità e dalle capacità di governo del sindaco.
Se il sindaco demo-eletto, come il nostro sindaco, si spoglia delle proprie prerogative e della propria autonomia (per una malintesa interpretazione della partecipazione) e mette la…, pardon, una cosa seria,come la governabilità, mmean’ alli quathrarialli, addio stabilità ed addio Amministrazione.
Se aggiungiamo poi, sempre restando al caso nostro, che il sindaco si ritrova consiglieri che masticano politica come una chewingum, senza digerirla e rimanendone digiuni – quanto è importante trovare nuovi criteri di selezione delle candidature, ricordatelo aspiranti provetti sindaci! – e che non conoscono l’abc delle innumerevoli tecniche e strategie relazionali e dialettiche da utilizzare nel fronte contrappositivo maggioranza-opposizione, quali sono le sedute del Consiglio comunale, l’instabilità assume aspetti sussultori-rotatori.
Apro parentesi. In due anni e mezzo di consiglio comunali ho visto più volte un sindaco sconfortato ed interdetto, perché un suo consigliere è intervenuto con una bestialità quando poteva stare zitto, prestando il fianco all’opposizione, e magari non è intervenuto standosene zitto quando la minoranza dava spunto per poter intervenire e mettere in difficoltà l’avversario. Chiudo parentesi.
Mettiamo ancora che il sindaco si ritrova dei consiglieri che non solo non hanno letto le sue linee programmatiche – d’altronde a me sembra che anche il sindaco dopo averle scritte, forse non le abbia più rilette – ma che profondono il loro energico impegno soprattutto nel disbrigo di pratiche di una certa nobiltà, come la spartizione degli scrutatori da nominare, giusto per fare l’esempio meno virale.
Aggiungiamo infine, che la peculiarità del Comune di Acri è rappresentata da una struttura tecnica amministrativa, con responsabili di settore e di servizi che ogni giorno si ammazzano di fatica, per vanificare qualsiasi iniziativa e proposta di realizzazione del programma del sindaco, o si fanno in quattro per far finire l’amministrazione sotto la lente di ingrandimento della Corte dei Conti o dell’ANAC di Cantone.
Ecco, per concludere, ho voluto fare un proemio, imitando indegnamente il buon Dagoberto, a quanto spiegherò prossimamente, con un vasto corredo di esempi pratici, che spero possano essere utili ai consiglieri (e ai cittadini) che studiano da sindaco, mettendoli sull’avviso su quanto potrebbe prospettarsi molto dura, una volta eletto, la governabilità di questa amena cittadina.
Angelo Gaccione Mayor Fans Club.
Salvis Iuribus
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