La scelta di istituire largo Pietro Buffone, con tanto di cerimonia pubblica, suscita più di una perplessità. Giocando con le parole, per certi versi, a molti è sembrata una “buffonata”. Ma solo per gioco, perché la persona e anche le scelte meno intellegibili meritano comunque il massimo rispetto.
Personalmente non la capisco e da acrese un po’ mi indigno. Cerco, nel limite delle mie capacità, di spiegarne i motivi.
La scelta di un politico come eponimo è sempre rischiosa e parlarne è di per sé un argomento scivoloso in cui soppesare attentamente ogni termine usato. Per definizione, un uomo politico è di parte, a meno che non si tratti di statisti che abbiano acquisito meriti indiscutibili per tutta la comunità per cui hanno agito. Penso ad esempio a De Gasperi. Nessuno si può scandalizzare se c’è una via in ogni città italiana a lui dedicata.
Così come per i “caduti sul campo”, quali Giacomo Matteotti o Aldo Moro. Ma già qui qualche problema di legittimità potrebbe fare capolino. Ad Acri vi sono anche le via dedicate a Enrico Berlinguer e Pietro Nenni e questo potrebbe essere interpretato come la scelta salomonica degli amministratori del tempo che si ritrovarono a dover rifare, quasi di sana pianta, la toponomastica del territorio senza voler incorrere in tacce di faziosità.
Non voglio andare oltre, perché altrimenti farei quello che voglio evitare: un elenco di toponimi attribuendo patenti di legittimità e, pur avendo le mie idee in proposito, non ne ho i titoli. Ho fatto solo esempi per dire che la scelta di un politico è quasi sempre controversa e si presta a più di una interpretazione. Ma anche a volerla commentare, Pietro Buffone è stato un politico capace, serio e onesto, ma non era certo un gigante. Altrimenti perché non intitolare una via o una piazza a Giacomo Mancini, tanto per fare un esempio?
E non può essere neanche una questione di benemerenze eventualmente acquisite nei confronti della comunità locale. Per quelle ci sarebbe l’istituto della cittadinanza onoraria, anche postuma. Dedicare a un personaggio un luogo significa andare oltre, vuol dire additare valori universali che quel personaggio ha incarnato.
Non si spiegherebbero altrimenti toponimi come Einstein, Curie o Copernico. Così come ci sta che una città voglia ricordare i propri “giganti”, quali Vincenzo Padula, Salvatore Scervini, Suor Maria Tersa De Vincenti e Giuseppe Algieri, per citarne qualcuno. Ma Pietro Buffone è stato un apprezzato politico di cui magari Rogliano può menar vanto, ma la scelta di dedicargli uno spiazzo ad Acri è quantomeno stiracchiata.
Per me è stato un abbaglio della giunta guidata da Nicola Tenuta. Lo è stato anche per un’altra ragione: soprattutto quelli che abitano in prossimità di Largo Pietro Buffone, ma sono pronto a scommettere quantomeno la maggior parte degli acresi, si sentono defraudati della memoria di un luogo storico.
La Fontana della Pigna è una delle più antiche di Acri, ha circa cento anni. E’ un simbolo che può raccontare un secolo di vita di una intera comunità, perché non lasciare che continuasse a farlo? Perché sovrapporvi il nome di un politico?
E’ bastato che la scorsa estate, a causa di una infiltrazione nel sottosuolo, la fontana fosse stata chiusa per scatenare la giusta apprensione dei tanti che quotidianamente frequentano quel luogo per i motivi più diversi. Tra l’altro, proprio in ragione della penuria idrica, non era insolito incontrare gente che veniva qui a rifornirsi.
Insomma, per come la vedo io è stata una scelta quantomeno infelice e sarebbe interessante ascoltare le ragioni che l’hanno determinata
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