Appena ho letto il manifesto scritto dal poeta e cittadino acrese Franco Arminio lo stavo condividendo su facebook e commentando, poi ho cancellato e mi sono detta: “frasi del genere non meritano nessuna condivisione e mai appariranno sul mio profilo,
né tanto meno posso affidare il mio pensiero ad un breve commento soprattutto perché ho contribuito, con il mio voto, ad accogliere l’autore di questo ‘invito’ tra i cittadini acresi”. Ho letto e riletto più volte, soffermandomi soprattutto sul secondo periodo e mi sono detta: “forse non capisco perché non prediligo particolarmente la poesia, sarà un mio difetto, ma questa frase proprio non la capisco, la rileggo, ma il senso non mi viene, è proprio vero che non ho spirito poetico!” E proprio perché non la capisco mi sento doppiamente offesa. Mi sento offesa per chi è rimasto ad Acri e che invece, a dire del poeta Arminio, se n’è andato ugualmente, come a voler sottolineare la nullità e l’inesistenza di chi è rimasto. Qualcuno più erudito di me mi spieghi per favore che cosa vuol dire che SE NE SONO ANDATI TUTTI, SPECIALMENTE CHI E’ RIMASTO. Quelli che sono rimasti ad Acri e non sono emigrati: non lavorano? non contribuiscono alla vita sociale, politica e culturale di Acri? sono per caso dei fantasmi? Sarebbero peggio, sempre secondo il nostro concittadino onorario, di chi è partito, di chi ha abbandonato Acri e ora viene invitato a ritornare. Ma che cosa verrebbero a fare in un paese ‘morto’, in un paese popolato solo da fantasmi? Mi sento inoltre offesa per i tanti acresi che sono partiti e che ora vengono invitati a ritornare. I motivi dell’esodo dai paesi interni, come lui li definisce, sono tanti; esodo verso il nord e anche verso tanti altri posti del sud; la questione è complessa e la soluzione non può essere certo affidata ad un manifesto. Perché si parte? Per tanti motivi, ma prima di tutto per il lavoro e le opportunità che altri luoghi offrono e che invece sono negate ad Acri e al Sud. Questo Arminio lo sa? Conosce Acri? Conosce i sacrifici che facciamo nel restare e i sacrifici che affrontiamo nel partire? Io ho dato il mio voto favorevole alla proposta della maggioranza ma, nel mio intervento in consiglio, avevo, suscitando la reazione di qualcuno che era in sala, espresso dubbi e perplessità sul fatto che si attribuiva una cittadinanza onoraria ad una personalità che ancora non aveva fatto nulla per la nostra Città, una personalità che non conoscevo ‘a causa della mia ignoranza letteraria’; ma in quella sede il sindaco prima e lui stesso dopo nel ringraziare la Città, avevano rassicurato il mio animo e soprattutto colmato la mia ‘ignoranza’. Ora, a distanza di poco più di un anno da quel 2 dicembre 2019, chiedo scusa IO ai cittadini acresi per le parole apparse sul manifesto. Acri ha bisogno di soluzioni concrete, non ha bisogno di offese e manifesti, non ha bisogno di poeti e filosofi, la cultura dimora in Acri da tempi remoti. Quel manifesto va rimosso subito e va anche revocata immediatamente la cittadinanza onoraria a Franco Arminio. Mi farò promotrice di una petizione per convocare un consiglio comunale in cui si revochi la delibera in cui gli abbiamo conferito la cittadinanza. Questo è quanto devo alla mia Città sia in qualità di Consigliere Comunale sia soprattutto in qualità di CITTADINA ACRESE orgogliosa di essere RIMASTA ed anche DI ESSERE PARTITA alla ricerca di un futuro e di una stabilità che tanto avrei voluto trovare ad ACRI.
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