Acri. Don Gianpiero Fiore, acrese doc, già vicario foraneo della Diocesi Acri-Bisignano, e attualmente parroco della chiesa di San Domenico, non sa darsi pace. A distanza di qualche settimana non riesce ancora a comprendere come possa essere stato condannato a quattro mesi di reclusione e ad ottomila euro di multa (pena sospesa). E' così amareggiato ed incredulo che domenica scorsa ha voluto rendere pubblica la notizia direttamente dall'altare, al termine della seguitissima messa. Quasi uno sfogo, il suo, senza, però, polemica e acredine ma con il sorriso sulle labbra e con battute ironiche. Proprio la chiesa di cui è parroco dal 2005 è al centro della vicenda per la quale è stato condannato in primo grado. I fatti risalgono a cinque anni fa. Vi sono a disposizione fondi regionali per la ristrutturazione di una parte del centro storico della città. Il Comune, di concerto con i progettisti, individua gli interventi da effettuare. Tra essi viene inserito anche il restauro della facciata principale della chiesa di San Domenico. E' una delle più belle ed antiche della città, risale al XVI° secolo ed è stata costruita con la nota "pietra" di Mendicino. L'intervento consiste solo nel dare nuovi colori alle facciate, dal punto di vista strutturale ed architettonico, tutto resta come all'origine.
I tecnici decidono per il restyling del campanile e della congrega lasciando mentre la facciata della chiesa principale è solo oggetto di "pulitura". Scelgono il rosa per la prima, il celeste per la seconda. Una scelta che non piace ad un gruppo di cittadini che ritengono i colori troppi vivi, inopportuni per la chiesa e per l'abitato circostante. Piuttosto che parlarne con tecnici, parroco e comune, al fine di trovare una soluzione, i cittadini decidono di adire le vie legali e denunciano gli eventuali responsabili a cui contestano il reato contro il patrimonio artistico.
La chiesa di San Domenico è più volte "visitata" dal nucleo speciale dei carabinieri e da esperti della Sovrintendenza. Si cerca una soluzione che possa accontentare tutti ma dopo pochi mesi dall'ultimazione degli interventi, il direttore dei lavori, F.C. ed e don Gianpiero, si vedono recapitare, il rinvio a giudizio. Di qualche giorno fa la sentenza di primo grado: il direttore dei lavori, e Don Gianpiero, nelle vesti di parroco e legale rappresentante della chiesa, (il Comune è stato assolto, ndr) sono stati condannati a quattro mesi di carcere ed al pagamento di ottomila euro (pena sospesa).
Tra due mesi l'appello, nel frattempo le facciate sono ritornate ai colori originali. Acri. "Sono stato trattato come un comune delinquente", dice don Gianpiero che in questi giorni sta ricevendo numerosi attestati di solidarietà anche da fuori città. Don Gianpiero, è molto stimato e apprezzato. E' parroco di San Domenico da nove anni, tra le sue doti migliori, quella di sapere coinvolgere i fedeli, è impegnato in prima personale nel sociale ed è nota la sua attività per i più bisognosi.
Commenta la sentenza con amarezza ed ironia: "non avevo mai varcato la porta di un tribunale e mi sono sentito a disagio. A novembre finisce il mio mandato presso la chiesa di San Domenico e non vorrei andarmene con una condanna che mi sembra assurda. Io non ho commissionato ed autorizzato nessun lavoro ma sono stato coinvolto in quanto legale rappresentante della chiesa. Forse è stata commessa qualche leggerezza ma la sentenza mi sembra sproporzionata." E aggiunge: "ho agito in buona fede e non era mia intenzione deturpare la chiesa, i fedeli lo sanno e li ringrazio per il loro affetto che stanno dimostrando." Da uomo di chiesa, dice: "chi si è appellato alla giustizia ha sbagliato perché poteva rivolgersi al sottoscritto per trovare una soluzione, attraverso l'anonimato ha prevalso, invece, la cattiveria ma perdono coloro i quali hanno cercato in tutti i modi un colpevole, solo quando saprò nome e cognome." Ed ancora: "sono dispiaciuto anche per i tecnici che hanno agito in piena trasparenza e legalità." Ed infine: "sono fiducioso per l'esito dell'appello e sono certo che il giudice riconoscerà la nostra innocenza."
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