La lettura dei giornali da qualche giorno mette le coronarie degli acresi a dura prova.
Sembra che in questi giorni si siano concentrati una serie di eventi in grado di mantenere Acri sulle pagine dei quotidiani, sebbene relegata suo malgrado nella pagina della cronaca.
L'inchiesta della Dda di Catanzaro, che coinvolge diversi acresi, per reati gravi, chiude un periodo che per il centro presilano non è certo da incorniciare.
L'auspicio prevalente, al di là del merito delle notizie, ieri sui social network è che di Acri al più presto si torni a parlare con toni e per vicende assai diversi.
Il dispiegamento di forze, il movimento inevitabilmente determinato dall'azione investigativa e la presenza cospicua di militari fin dalle prime ore del mattino avevano fatto chiaramente intendere che qualcosa di grosso fosse accaduto. La convinzione veniva poi alimentata dallo stretto riserbo con cui l'indagine sul campo era accompagnata.
Vani i tentativi di saperne di più, ma sarebbe bastato aspettare qualche ora per apprendere che Acri era al centro di una inchiesta che coinvolgeva diversi cittadini e con una accusa gravissima: concorso esterno in associazione mafiosa.
Si tratta di una situazione inedita per un comprensorio da sempre considerato, più o meno a ragione, una sorta di isola felice.
Le notizie di perquisizioni in residenze private e la richiesta di copie di atti in Comune hanno fatto presto a diffondersi a macchia d'olio.
Alla istintiva reazione di sorpresa e clamore sia è ben presto sostituita una forma di cautela. E' bene ricordare che si tratta di indagini e che finora non sono stati emessi provvedimenti restrittivi a carico di alcuno, quindi i commenti erano perlopiù improntati al senso della misura.
Simili situazioni invadono non solo il campo della cronaca, ma investono profondamente la sfera degli affetti e della dignità umana. Sbigottimento si, ma "aspettiamo che la Magistratura completi le indagini, prima di dire cose di cui pentirci".
Ognuno ha la sua idea, ma si preoccupa innanzitutto di non esprimerla pubblicamente. C'è anche una sorta di difesa. E' come se si volesse esorcizzare un panorama inquietante e sperare che accuse così gravi non trovino effettivo riscontro.
Per Acri le conseguenze sarebbero devastanti.
Il senso di sorpresa generale era comunque affievolito dal ricordo di quanto accaduto lo scorso inverno, quando su un giornale veniva riportata la notizia di intercettazioni ambientali in un noto bar del centro, che vedevano per protagonisti ex amministratori e consiglieri e che, vista a posteriori, sembrava quasi il prologo di quello che sta accadendo in questi giorni.
Non avendo avuto nell'immediato un seguito giudiziario, quella vicenda fu poi derubricata a un fatto puramente mediatico. Le indagini in corso dimostrano, al contrario, che gli inquirenti hanno continuato a lavorare sottotraccia, allo stesso modo dei fiumi carsici che appaiono di tanto in tanto in superficie per poi sparire nuovamente alla vista dell'osservatore.
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