Acri. La vicenda di Calabria Verde, che vede coinvolti i due ex massimi dirigenti, Paolo Furgiuele ed Alfredo Allevato, attualmente in carcere, avrebbe penalizzato anche il territorio acrese. Tra gli interventi programmati, ma mai effettuati, ve ne erano tre che interessavano il territorio e che riguardavano, naturalmente, la pulizia dei corsi d’acqua. Mai avvenuta. I lavori, previsti nel 2015 e finanziati dall’Unione Europea, ammontavano ad oltre due milioni di euro! Il Comune, infatti, compariva nella lista dei beneficiari del Por Calabria Fesr 2007/2013. Ciò si evince dal sito della Regione Calabria, Siurp, Sistema Informativo Unitario Regionale per la programmazione. Un’ottima occasione sprecata. Eppure, il territorio acrese, uno dei più vasti della regione con i suoi 200 chilometri quadrati, avrebbe tanto bisogno di manutenzione e prevenzione proprio attraverso l’azione degli operai idraulico-forestali, qualificati e competenti, che qui sono presenti in poco meno di trecento. Non solo. Proprio qui è presente una sede di Calabria Verde, situata presso l’ex Comunità Montana, inaugurata nell’ottobre del 2014. C’è di più. Proprio qualche settimana fa, il massimo responsabile della Protezione Civile della Calabria, Carlo Tansi, ha lanciato un appello: “i Comuni devono pulire i fiumi altrimenti potrebbe diventare una carneficina.” I fiumi che attraversano il territorio sono il Mucone, il Coriglianeto, il Ceracò, il Duglia, il San Martino ed il Calamo, pulito di recente. Tantissime sono le situazioni a rischio per via degli argini rotti o per la presenza, all’interno dell’alveo, di grossi detriti o anche per la presenza di costruzioni nei pressi dei fiumi. In caso di forti e frequenti piogge, quindi, la situazione diventa difficile. Le risorse sono, comunque, sempre poche rispetto alle necessità, e se esse vengo anche distratte o non spese, allora tutto si complica a danno dei cittadini e degli amministratori. Ma, a quanto pare, i vertici di Calabria Verde non hanno mai amato il territorio acrese, soprattutto negli ultimi anni. Oltre al mancato investimento dei suddetti fondi previsti, alcuni dirigenti hanno anche tentato di mettere in difficoltà il Comune per quanto riguarda l’utilizzo degli operai. Era, infatti, il luglio 2013, quando su disposizione degli uffici regionali e provinciali, una quarantina di operai Afor, furono dirottati in periferia, tra boschi e vallate, a seguito di un provvedimento firmato da Alfredo Allevato, dirigente dell'ufficio periferico Afor di Cosenza che comunicava la sospensione delle attività degli operai “causa mancato rinnovo della convenzione e pagamento delle indennità relativi agli anni 2011 e 2012.” Iniziarono una serie di disagi ed un lungo botta e risposta epistolare tra Comune e Regione. Ci fu anche un ordine del giorno del consiglio comunale, inviato alla vice presidente della Regione, Stasi ed all'assessore regionale alla forestazione,Trematerra. Nonostante il Comune si mise in regola con i pagamenti, gli operai rimasero ugualmente al loro posto. Dopo circa due anni, nel luglio 2015, e dopo anche le pressioni del Pd locale, gli operai ritornarono al loro posto.
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