Associazione Fidapa Acri e Fondazione Padula insieme per il terzo anno consecutivo all’interno dell’ottava edizione del premio nazionale dedicato al prete e giornalista acrese. Il risultato , una manifestazione tenutasi giovedì sera nella sala consiliare di Palazzo Sanseverino Falcone , ricca di emozioni e testimonianze importanti. “Donne e mafia: i due volti della ndrangheta tra scelte di vita e coraggio” il motivo del convegno che come ha spiegato Carmela Sposato, presidente Fidapa Acri "ha voluto raccontare da una parte quello che è il ruolo delle donne nella ndrangheta e dall’altra parte il significativo contributo che altre donne, con le proprie scelte di vita, garantiscono ogni giorno nella lotta alle mafie".
Tra tutte ha particolarmente commosso la testimonianza di Adriana Musella, presidente coordinamento nazionale antimafia e figlia di Gennaro Musella ucciso il 3 maggio del 1982 da un autobomba mafiosa a Reggio Calabria.
La fondatrice di Riferimenti ha raccontato la sua memoria che si è fatta impegno. Dopo trent’anni dal quel terribile attentato la commozione nei suoi occhi è ancora viva, così come forte è la determinazione con cui ogni giorno continua a portare avanti la sua battaglia.
"L’antimafia per me è stata una scelta per dare un senso alla mia vita e a quella di mio padre" ha detto la Musella per poi aggiungere : "l’antimafia come la mafia è una cosa seria perché ha a che fare con il sangue . Oggi non mi stanno più bene i tanti proclami di chi in nome dell’antimafia ha creato un business".
Da tre anni sotto scorta la Musella non ha negato di sentirsi sola , abbandonata dalle istituzioni con uno "Stato che non tiene fede alle aspettative di chi denuncia". E se la sua speranza sono i ragazzi e una educazione alla legalità sempre più radicata, l’augurio è che si faccia della lotta alla mafia un problema di coscienza. Del ruolo della donna nella ndrangheta e della sua evoluzione "seppur sempre subordinata all’uomo" ha parlato Silvana Gallucci, docente ed esperta di pari opportunità. Ha dato voce, emozionando, a chi ha avuto il coraggio di denunciare, Lea Garofalo e Giuseppina Pesce, "rappresentando con il loro pentimento un fatto epocale" , la cantastorie Francesca Prestia che ha intonato alcuni brani del “Canto alle donne che si ribellano alla mafia.”