Acri. Poche le sedie vuote in una pur ampia sala Falcone. Buona la prima di Alleanza Popolare Calabrese, ovvero Udc e Ncd assieme per tentare di conquistare palazzo Campanella. Si tratta della prima iniziativa pubblica e per questo vi era molta curiosità. Si parte da Acri, città dei Trematerra. Molto Udc e poco Ncd, però. C'è il segretario nazionale Udc, Lorenzo Cesa, il segretario regionale, Gino Trematerra ed il candidato capolista, Michele Trematerra, assessore regionale uscente. Assenti i fratelli Gentile, c'è, invece, Nico d'Ascola, senatore Ncd e aspirante governatore. Ai presenti, molti provenienti dalla provincia, viene consegnata una brochure, ovvero un resoconto di quanto realizzato dal 2010 al 2014 dall'assessorato guidato da Michele Trematerra. In sala ci sono molti candidati, dirigenti di partito ma soprattutto uomini e donne, fedelissimi e fidati, piazzati nei posti strategici della regione e che ora, però, devono darne conto in termini di voti. Trematerra (Michele) chiede un voto per continuare il suo ottimo lavoro intrapreso nel 2014 e dice: "dal 7% di capacità di spesa del 2010, la Calabria è arrivata al 70% in meno di quattro anni, diventando una delle più virtuose fra le regioni a obiettivo convergenza, e per molti versi alla pari di molte regioni a obiettivo competitività. Alternativa Popolare non vuole essere il terzo polo, bensì la prima a rompere con il sistema e a dimostrare d'essere scevra da ragionamenti di puro interesse personale, perché costituita da gente seria, responsabile e dalla schiena dritta, che ha voglia di battersi per l'equità sociale e perché i diritti siano garantiti a tutti e nella stessa maniera. Vogliamo mandare un segnale preciso al sistema politico e cioè che noi ci siamo e siamo pronti a darci da fare per far crescere il nostro Paese investendo sulla cultura, sulla ricerca e sull'innovazione." Cesa lo elogia e annuncia: "siamo certi che Michele continuerà a rappresentarci a livello istituzionale in caso contrario il partito avrà bisogno di lui." Poi spiega: "occorre rifondare un grande partito di centro, moderato e cattolico." Gli fa eco d'Ascola: "Alternativa Popolare non vuole essere una sigla ma una vera e propria forza politica e la Calabria sarà laboratorio principale di questo esperimento da estendere a tutta la Nazione." Chi si aspetta che l'aspirante governatore parli delle tante questioni calabre, resta deluso perché D'Ascola, forte del suo ruolo di senatore, parla di problemi di carattere nazionale e di matrimoni tra gay." Quindi le stillettate a Fi: "un partito sempre più a destra, ci ha rifiutato, decidendo così di perdere le elezioni e la Ferro è stata lasciata sola ed allo sbando." Infine: "vogliamo essere un partito attento ai più deboli e per il ceto medio che ha fatto la storia d'Italia." E' la sera di Hallowen e Alternativa Popolare cerca di allontanare le streghe, ovvero il rischio di non raggiungere l'8%.
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