La Calabria, è risaputo, con i suoi 800 km di costa, il 50% di colline ed il 42% di montagne, è una regione a vocazione turistica.
Peccato, però, che le politiche turistiche, nel corso degli anni, sono state così lacunose da non permettere uno sviluppo adeguato. Tuttavia, c’è una buona parte di turisti che sceglie la nostra regione per il clima, la storia, le tradizioni, la cucina e le bellezze naturalistiche.
Già, le bellezze naturalistiche, che sono tante e affascinanti. Mare e monti, perché non tutelarle?
Ed, invece, i depuratori non funzionano, molte abitazioni non hanno gli allacci fognari e i corsi di acqua sono sporchi, sicchè i mari non sono puliti. Le cose non vanno bene in montagna.
Oltre agli incendi, al non rispetto delle regole ed alla processionaria, la montagna calabrese, e silana in particolare, è aggredita quotidianamente dal taglio indiscriminato di alberi; pini, querce, castagni. Le foto allegate le abbiamo scattate qualche giorno fa in Sila Greca, Monte Paleparto e Monte Altare.
Questa è una zona ricca di funghi, dedita al pascolo, habitat per particolari uccelli. La Sila, Grande e Piccola, si estende su 150mila ettari, è Parco dal 2002, ospita flora e fauna di inestimabile valore, e si respira l’aria più salubre del mondo. E’ anche ricca di storia, essendo stata abitata dai briganti. Oggi, invece, pare essere abitata da malviventi.
“In alcuni territori della provincia di Cosenza, in particolare in quelli ricadenti nei comuni di Longobucco, Acri, Spezzano della Sila e San Giovanni in Fiore, opererebbe da tempo una vera e propria associazione a delinquere, meglio conosciuta come mafia dei boschi che, attraverso l’azione di ditte boschive compiacenti e senza scrupoli e con la complicità di alcuni tecnici assoldati all’uopo, sottoporrebbe questi territori a devastanti incendi e a continui e ripetuti tagli di alberi irrazionali abusivi, distruggendo così enormi quantità di boschi di proprietà di privati ed Enti pubblici e devastando la preziosa flora e la straordinaria fauna di questi territori».
Così si esprimevano alcuni consiglieri regionali qualche mese fa. A distanza di tempo, le cose, a quanto pare, non sono cambiate ed, anzi, sono peggiorate.
Le foto allegate dimostrano il taglio di numerosi alberi, sia quelli interessati dagli incendi dell’anno scorso (ininterrotti trenta giorni di fuoco) sia alberi verdi.
I numeri ed i dati Corpo Forestale dello Stato, che svolge un lavoro immane, sono da brividi. Sarebbero migliaia gli alberi tagliati indiscriminatamente, senza alcuna autorizzazione o prescrizione di legge, per soddisfare le esigenze del cosiddetto mercato del legname. Molte le denunce, altrettanti i procedimenti giudiziari.
Tagli irrazionali, ed in molti casi illegali, che hanno messo a nudo il manto vegetale, causando danni rilevanti all’ecosistema, con conseguente rischio di dissesto idrogeologico. Così facendo si stanno mettendo a serio repentaglio habitat unici ed insostituibili per alcuni animali del Parco come l’astore, il picchio nero, il gatto selvatico, senza contare il grave danno arrecato al paesaggio.
Dall’altra parte, il transito continuo di tir e camion carichi di grossi tronchi di alberi. Gli organi preposti controllano?
I Comuni, che rilasciano le autorizzazioni, controllano?
E le Associazioni ambientaliste vigilano? E Calabria Verde, ente nato per tutelare il patrimonio boschivo, cosa fa?
Basta farsi un giro in Sila Greca per rendersi conto di quanto il taglio selvaggio e abusivo di querce, pini e larici stia spogliando indiscriminatamente le bellissime valli e alture del territorio.
Peccato.
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