Sarà ricordato per le bollette dell'acqua. Oltre che per il clima austero, le strade spoglie e le attività commerciali vuote. E' il Natale duemilaquattordici del Comune di Acri. Le piazze sono deserte, le tasche di molti cittadini vuote e aleggia una certa tristezza. Il posto più movimentato del paese, per assurdo, sembra l'ufficio tributi. Lì si lavora senza tregua. E ci si muove per evitare la prescrizione di bollette vecchie. Sono molti i cittadini che nel duemiladieci non le hanno pagate. Al centro dei giochi c'è di nuovo l'acqua. Un bene primario.
Fondamentale. In Calabria ce n'è tanta. Tanta da venderla fuori regione. Tanta da esportarla in Cina. Eppure i calabresi, in alcune circostanze, la pagano a peso d'oro. Anche quando non la consumano.
Ad Acri la vicenda ha fatto discutere. Della settimana scorsa le proteste per le bollette "pazze" di questo prezioso liquido, inviate dal Comune ai cittadini, contenenti cifre astronomiche a fronte di un consumo inesistente. Ma le bollette oggetto della determinazione firmata il dodici dicembre, non hanno nulla a che vedere con le ultime cartelle, che hanno fatto infuriare parecchia gente. Sono quelle del duemiladieci e verranno recuperate dal Comune in modo coattivo. D'autorità.
Nell'atto si legge che ben millecinquecentoventinove cittadini non hanno pagato. Per questo l'ufficio tributi si è attivato. Il documento comunale ha ad oggetto l'approvazione coattiva del ruolo di acqua, fognatura e depurazione dell'anno duemiladieci, e mira a recuperare una somma di quasi trecentomila euro. Se prima si faceva ricorso a Equitalia, che si occupava della riscossione delle imposte in modo coattivo per conto del Municipio, sembra che oggi il Comune cerchi di fare da sé, per risparmiare il costo del servizio. Sulla determinazione si legge infatti che verrà mandata copia al servizio finanziario, per gli adempimenti di competenza.