Passato lo shock, sulla cosiddetta "vicenda Trematerra" e sulla possibilità che Acri venga considerato alla stregua di un qualsiasi centro aduso alla contiguità tra istituzioni e malaffare, qualche considerazione a mente fredda va fatta.
Ma va fatta soprattutto con la mente libera, scevra cioè da tare e pregiudizi di sorta.
Con i Trematerra, per motivi soprattutto professionali, ho sempre avuto un rapporto di reciproca diffidenza, in ogni caso di educato distacco, come dovrebbe essere tra un giornalista e un politico, e non sono certo mancati i momenti di tensione.
Questo per sgombrare il campo da equivoci che potrebbero indurre qualcuno a pensare a forme di piaggeria o di chissà quale astrusa teoria se dico che Michele Trematerra, al di là della dimensione pubblica, ha la fama, non immeritata, di essere persona corretta e disponibile.
Questo certamente non basta a dire che è estraneo ai pesanti addebiti che gli vengono mossi, ma è sufficiente a ingenerare il tarlo del dubbio.
Come altre similari, questa vicenda può essere potenzialmente devastante per le persone coinvolte, al di là dei risvolti giudiziari. Soprattutto potrebbe esserlo per le loro famiglie.
Abbiamo il diritto, se riconosciute colpevoli, al di là di ogni ragionevole dubbio, di gridargli in faccia "siete dei farabutti", ma abbiamo il dovere di evitare che i loro figli e le loro mogli si sentano ingiustamente additati come familiari di delinquenti e poi magari essere scagionati da qualsiasi infamante accusa.
Ognuno di noi potrebbe essere vittima di errori giudiziari e questo va ricordato prima di esprimere giudizi affrettati. Abbiamo il dovere, anche da cittadini acresi, di difendere l'ambito familiare e l'onorabilità di chi da questa vicenda potrebbe uscirne lindo.
La Magistratura faccia il suo corso e ci dica se ad Acri c'è una cosca in grado di condizionare l'amministrazione della città, anche con complicità a un livello più alto.
Fino a quel momento, e' giusto rivendicare orgogliosamente la storia di una comunità che cose simili le ha sempre lette sui giornali e non le ha mai vissute in prima persona.