Dopo alcuni articoli apparsi sui quotidiani e sui siti cittadini in merito alle sorti del Comitato Locale della Croce Rossa di Acri che si vedeva 'sfrattato' dalla propria sede a causa dei lavori di adeguamento alle norme antisismiche dei locali del Liceo Classico, l'Amministrazione Comunale e l'Amministrazione Provinciale si sono dette disponibili ad una soluzione condivisa della vicenda. Ed infatti nelle scorse settimane l'amministrazione Provinciale di Cosenza ha provveduto a consegnare al Comune di Acri parte dei locali dell'ex Istituto Professionale per destinarli alla sede, seppur provvisoria, della Croce Rossa acrese.
Celermente si è provveduto allo sgombero dei materiali di proprietà della scuola, ma sembrerebbe che qualcuno abbia pensato bene di occupare una parte dei locali – non si sa con quale autorizzazione – per farne una officina comunale per la lavorazione del ferro, il che renderebbe difficile la convivenza con un'Associazione come la Croce Rossa che si occupa di tutt'altro. Se tale notizia dovesse essere vera "chi di competenza" dovrebbe dare qualche spiegazione, non solo alle persone di Croce Rossa ma anche a tutti i cittadini di Acri.
Attualmente le attività della Croce Rossa di Acri sono tutte bloccate: c'è un cantiere attivo che non permette di accogliere il pubblico e non consente neppure il passaggio dei Volontari per accedere alla sede del Liceo Classico e, d'altra parte, i locali dell'ex Istituto Professionale non sono ancora stati consegnati. Nonostante tutto ciò, da parte delle istituzioni locali non c'è stato alcuna comunicazione ufficiale, si va avanti come se nulla fosse.
"Un'importante riflessione però è stata fatta in Associazione – afferma il Presidente del Comitato CRI di Acri Giuseppe Capalbo – ci siamo accorti di essere soli, altro che solidarietà. Da molti anni forniamo servizi per Acri e vogliamo continuarlo a fare, ma chiediamo rispetto per una Associazione che è presente anche negli angoli più sperduti del mondo e che in molte città incoraggiano. Qui da noi viviamo solo di amarezza e delusione – continua Capalbo – e da volontario, ma soprattutto da cittadino, pur amando la nostra città a volte vorrei vivere altrove".