Acri. Una chiusura non legata a mancanza di fondi o ad eventuali pressioni da parte di editori. Giuseppe Abbruzzo, da sempre direttore del periodico locale, l'unico della città, getta la spugna. Spiega le ragioni in un lungo editoriale pubblicato su quello che viene annunciato come l'ultimo numero di un mensile nato nel lontano 1974 e che è giunto sempre puntuale, ogni mese, nelle case degli acresi e non solo. Un periodico di informazione e dibattito e di "confronto" che ha ospitato tante firme, note e meno note, che hanno, di certo, arricchito ed alimentato il panorama culturale locale e divulgato notizie, spesso, ai più sconosciute. L'annuncio della chiusura del periodico, che si manteneva solo con gli abbonamenti, da parte del direttore Abbruzzo rappresenta anche un resoconto e come tale è fatto di ringraziamenti, di aspetti positivi ma anche di amarezza. "Ho meditato a lungo – scrive tra l'altro Abbruzzo – ma il non poter garantire le uscite mensili mi sembra un venire meno alle aspettative dei lettori. Con i miei più stretti collaboratori ci siamo guardati attorno e purtroppo non siamo riusciti a trovare chi potesse continuare il nostro lavoro. Per me "Confronto" è come un figlio e si capirà la pena che si prova non vedendolo più in vita, ma gli anni passano e con essi gli acciacchi sempre più difficili da affrontare." Seguono i ringraziamenti ed Abbruzzo, non senza commozione, li rivolge a chi gli è stato sempre particolarmente vicino; Oloferne Carpino, Luigi Lombardi Satriani, Eugenio Maria Gallo, Antonio Piromalli, Giuseppe Julia, Armando Perrotta, Giuseppe Fiamma, Domenico Cassiano, Padre Leonardo Petrone. "Confronto" è stato anche fucina di molti giovani (compreso il sottoscritto) che con questo periodico si sono inizialmente formati. Abbruzzo, inoltre, rivendica una serie di riconoscimenti e soddisfazioni; il lavoro apprezzato ed il consenso, l'aver dato spazio a tutti, la libertà di pensiero espressa da ogni scrivente e mai scaduta in offese e calunnie e il non aver mai pubblicato una rettifica o una smentita. Un grazie particolare Abbruzzo lo rivolge a Giulio e Gianpiero Galasso, amici fraterni prima che tipografi, visto che il loro ufficio era la "redazione" di "Confronto".
Abbruzzo chiude il suo editoriale (speriamo non ultimo) con amarezza e un pizzico di polemica; "grazie anche a chi ci ha denigrato ed ha fatto di tutto per farci chiudere, una minoranza che, forse, si vedeva nelle critiche, giammai rivolte alla persona ma alle storture che venivano fatte al popolo e grazie anche a quanti ci hanno letto a sbafo e che non solo si accorgeranno che il venir meno di una testata libera e di una palestra importante, è una perdita per la democrazia ma che dovranno ammettere di aver fatto nulla per tenere in vita uno strumento di cultura, progresso e dibattito." Noi, volutamente, abbiamo messo un punto interrogativo al titolo, perché speriamo che il periodico, l'unico della città, possa continuare ad esistere. Una cosa non semplice. Il lavoro finora portato avanti con successo, ha necessitato di non poco impegno (fisico ed economico) e determinazione, in una realtà difficile, facilmente protesa alla critica ed all'invidia e poco all'elogio ed al sostegno.
Il saluto di Abbuzzo, però, impone un paio di riflessioni; 1) in un momento così drammatico anche dal punto di vista culturale e morale, non è possibile accettare in modo impassibile, la chiusura di un giornale, da sempre bacheca per tutti nonché strumento conoscitivo per le numerose pubblicazioni inerenti fatti, aneddoti, saggi, notizie letterarie e storiche (soprattutto sul Padula) e religiose. Sarebbe opportuno che il mondo politico, le associazioni, le Fondazioni culturali, i semplici cittadini, si pronunciassero; 2) quando dichiarato da Abbruzzo nell'ultima parte del suo editoriale, è preoccupante. Scrive, infatti, che in molti hanno fatto di tutto per far chiudere "Confronto". Una denuncia grave che meriterebbe di essere approfondita; 3) Abbruzzo, infine, ringrazia un bel po' di persone, ed a noi sembra strano che nessuno di questi sia in grado oggi di poter ricevere il suo testimone, che nessuno, in tutti questi anni, abbia avuto l'ambizione di poter dirigere un giorno (appena Abbuzzo lasciasse) il periodico, che questo nutrito gruppo di persone che Abbruzzo e "Confronto" hanno formato non sia in grado di proseguire con le pubblicazioni.
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