Acri. E' stata un'estate negativa sotto l'aspetto delle presenze. Lo dicono i numeri, impietosi, lo sostengono gli operatori commerciali, lo hanno constatato di persona gli stessi residenti. Rispetto allo scorso anno si ipotizza un calo che sfiora il 30%. Turisti ed emigranti hanno snobbato il ridente centro silano. Ma hanno preferito di trascorrere le vacanze altrove anche coloro che qui hanno amici, parenti, affetti. Dati in controtendenza rispetto ad altre località. Non più come dieci anni fa, quindi, quando la città si popolava di emigranti, studenti, lavoratori. Dati significativi che mettono ancor più in ginocchio la già fragile economia locale. I numeri sono ufficiosi ma se dovessero essere confermati significa che si tratta di rivedere il settore turistico. E, in questo, la classe politica non è esente da colpe. Anche l'estate 2013 sarà ricordata come quella prevalentemente delle sagre e delle feste rionali dove hanno prevalso i pur ottimi piatti tipici. Due mesi non possono essere ricordati per una notte bianca e per un paio di concerti. Lode a quei privati che hanno organizzato, non senza disagi e polemiche dovuti a concessioni e tributi, qualche buona iniziativa.
Sono scomparsi dall'estate acrese due importanti rassegne che per dieci anni hanno attratto gente proveniente da ogni angolo della regione: Acrinscena, che il sindaco Tenuta aveva promesso di rilanciare, e il Festival Manouche. Nessuna tappa del Festival Jazz del Peperoncino, lo scorso anno presente con quattro concerti. L'amministrazione comunale, insediatasi solo qualche mese fa, ha poche colpe, ha fatto quello che ha potuto organizzando una serie di eventi poco pubblicizzati e fini a se stessi e che non hanno lasciato traccia. Manca, insomma, una strategia del turismo che parti soprattutto dalla valorizzazione delle risorse naturali e del patrimonio artistico. Come è possibile che due strutture ricettive, come parco Crista e Parco Varrise, siano abbandonate da anni? E che palazzi e musei restino chiusi al pubblico nei giorni di festa?
Occorre, dunque, ripensare, ed anche subito, l'offerta turistica, per motivare flussi vacanzieri, promuovere il territorio, caratterizzarsi per eventi di un certo rilievo ed entrare nei circuiti culturali calabresi. In questo solo il Maca, Museo Vigliaturo, sta svolgendo un grande lavoro ma non è concepibile che una città dalle antiche tradizioni pian piano stia retrocedendo rispetto ad altri centri minori. L'attuale amministrazione avrà anche questo arduo compito: risollevare le sorti turistiche e culturali.
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