“Non sono affatto disinteressato alle acque minerale, anzi potrei partecipare all’asta.” A parlare è Emilio Cribari, imprenditore di San Vincenzo la Costa, titolare di un laboratorio di analisi chimiche a Montalto ma soprattutto ex proprietario dell’Acqua Sila. Il tribunale di Cosenza, ufficio fallimenti, ha disposto la vendita senza incanto dell’intero complesso in cui veniva prodotta l’acqua.
L’appuntamento è per il prossimo undici novembre alle 12. Raggiunto telefonicamente, Cribari dice; “il fatto che sono un interessato alle acque minerali, lo dimostra il fatto che sto lavorando per realizzare un impianto a Tunisi e nel frattempo seguo con attenzione l’evolversi della vicenda legata alla mia Acqua Sila che, è bene ricordarlo, era stata inserita, da esperti del settore e da analisi effettuate in Svizzera, presso l’università di Zurigo, nella fascia dell’alta qualità, pari alla nota Levissima. Alcune vicissitudini, che non sono dipese solo dal sottoscritto, hanno costretto alla chiusura dello stabilimento ma io farò di tutto per riprenderlo.” Siamo a sud del centro, località Policaretto, a 1200 metri sul livello del mare, zona ricca di verde ma soprattutto di sorgenti.
Agli inizi degli anni duemila, Cribari non ci aveva pensato un attimo. Zona salubre e tranquilla, settore in evoluzione e possibilità di essere l’unico stabilimento nella provincia di Cosenza. Una trentina i lavoratori, tra operai ed impiegati, turni anche notturni, e migliaia gli imbottigliamenti per servire tutta la regione. L’Acqua Sila, naturale e non, irrompeva sulle tavole dei calabresi ed in quasi tutti i supermercati grazie a qualità e ad una pubblicità invadente.
Quello che è rimasto sarà messo in vendita il prossimo undici novembre alle 12. Si tratta di un complesso industriale costituito da più corpi di fabbrica, da cinque sorgenti per captazione verticale da pozzo per complessivi 19,30 litri al secondo e otto sorgenti per affioramento della piezometrica, di tre capannoni per imballaggi, stoccaggi e lavorazione delle bottiglie, per un totale di novemila metri quadri, di una cabina Enel di novanta metri quadri, di una centrale a vapore di settanta metri quadri. Il tutto per un valore stimato di quattro milioni. A ciò occorre aggiungere anche due appezzamenti di terreno con destinazione agricola e produttiva per un valore di un milione e mezzo e di una serie di macchinari ed attrezzature per un valore di ottanta mila euro.
Alla fine, il valore complessivo del lotto unico è di seimilioni e centomila e l’eventuale offerta in aumento non potrà essere inferiore e duemila euro.
Infine Cribari ci confida un’altra cosa; “non è vero che svendetti il titolo della squadra di calcio, mi furono fatte promesse da imprenditori e politici che poi non furono mantenute e, quindi, fui costretto a cedere tutto, sono un grande appassionato di calcio e non è escluso che quanto prima ritornerò in prima persona.”
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