Lo avevamo scritto e così è stato. Per l'estremo saluto al giovane Giuseppe, la Basilica del Beato Angelo, pur ampia, è apparsa troppo piccola per contenere familiari, amici, conoscenti provenienti anche da fuori Acri. Perché Giuseppe, giovane 23enne, si faceva volere bene, era amabile e stava costruendo un buon percorso di vita tra studio, tante amicizie, passioni, lealtà, educazione, rispetto. I suoi sogni sono stati interrotti troppo presto ma siamo certi che sarà un esempio per tutti, familiari ed amici.
C'erano gli amici del calcio, i compagni dell'università, gli ultras del Cosenza e dell'Acri, i coetanei di piazza Annunziata. Un fiume di gente lo aspettava già alle prime ore di un pomeriggio caldissimo. Giuseppe era anche figlio di una famiglia, Reale-Falcone, stimata e conosciuta. Dolore composto e poche lacrime perché oramai finite, in una giornata di giugno che Giuseppe avrebbe vissuto nel Campus dell'Università in attesa di ritornare nella sua Acri per il fine settimana. Una morte così assurda, immatura ed improvvisa sembra non avere spiegazioni ma, invece, le ha.
Venerdì pomeriggio ci hanno colpito tante cose, soprattutto le parole del papà Ermanno che nel suo grande dolore è riuscito ad essere anche lucido esprimendo parole significative.
Rivolgendosi al Beato Angelo lo ha pregato affinchè Giuseppe sia stato l'ultimo Angelo strappato alla vita terrena. Applausi e commozione. Al termine del rito funebre, ha avuto la forza di ringraziare un gruppo di ragazzi che avevano esposto uno striscione, lanciato palloncini rosso-neri (i colori dell'Acri Calcio), ed acceso fumogeni.
Più volte, a voce alta ha detto "grazie Acri". Il papà Ermanno ci ha contattato, questa mattina, sabato, prestissimo, ci ha ringraziato per le belle parole dedicate a Giuseppe e poi ci ha invitato a ringraziare pubblicamente, tramite questo spazio, l'intera città per essere stata presente così numerosa. Solo chi è genitore può comprendere il grande dolore, mai sopito, per la perdita di un figlio per giunta in giovanissima età.
I figli non solo "so pezz e core" ma sono anche un grande investimento naturale. Ermanno, lo conosciamo benissimo, ha una forza interiore grandissima. A chi lo invitava ad essere più calmo rispondeva che per abbatterlo ci vogliono venti bombe a mano.
Siamo certi che Ermanno ed Assunta, ma anche i più stretti familiari di Giuseppe, saranno punti di riferimento per chi ha subito tali tragedie e troveranno la forza per reagire e garantire un futuro sereno a Gianmarco.
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