Il caso degli elettricisti e della parziale chiusura della sala operatoria hanno inevitabilmente riacceso i riflettori sul destino dell’ospedale civile Beato Angelo.
Nel luglio 2011 fu disposta la chiusura del punto nascita, autentico fiore all’occhiello della struttura sanitaria, ma che aveva il difetto di non raggiungere le cinquecento nascite all’anno.
Da quel momento è iniziato un inesorabile declino, che ha portato il nosocomio a essere considerato come un carciofo che nel corso del tempo ha perso le proprie foglie.
La cronistoria di questi anni è ricca di capitoli e tra questi va segnalata una imponente manifestazione a difesa dell’ospedale, che una stima realistica quantifica in una presenza di otto diecimila persone.
E’ stato l’unico sussulto di una società civile dormiente, che ha preferito demandare ad altri e scagliarsi contro i politici. Questi ultimi, con poche e lodevoli eccezioni, hanno molte responsabilità oggettive sul declino dell’ospedale.
Una simile struttura è collocata in un territorio che ha proprio nel suo isolamento viario il limite principale al proprio potenziale sviluppo. La stagione invernale qui dura molto e raggiungere Cosenza o Castrovillari d’inverno può essere impresa davvero ardua.
In una simile condizione, stabilire il destino dell’ospedale civile Beato Angelo con la calcolatrice in mano è pura miopia. E qui stanno tutte le responsabilità della classe politica, misurate sul grado di collocazione amministrativa ai vari livelli.
A un certo punto il centro destra locale e regionale ha tirato fuori dal cilindro l’accorpamento con Castrovillari in un unico Spoke, ma lo ha fatto lasciando tutto com’era.
Realizzare uno Spoke con un altro presidio significa distribuire più o meno equamente unità operative e servizi sanitari erogati. E questo non è avvenuto, in una situazione tutt’altro che paritaria, con l’ospedale di Acri diventato più una sorta di succursale che un luogo dove trovare ciò che nel Pollino non era possibile trovare.
Va da sé che questa vicenda ha fatalmente acceso anche spiriti campanilistici non del tutto sopiti.
Nei mesi scorsi una donna non ce l’ha fatta a raggiungere Cosenza, ha partorito in auto davanti al Pronto Soccorso e ha seriamente rischiato la sua e l’incolumità del nascituro. La condizione dell’ospedale di Acri investe risvolti sociali, al di là del piano di rientro e del Tavolo Massicci. L’elezione di Mario Oliverio a queste latitudini ha portato con sé consensi notevoli e molte aspettative. Passati i primi, la speranza è che queste non rimangano disattese.
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