Armani è il sogno. Le sue passerelle, l'Olimpo della bellezza del made in Italy. E lui ce l'ha fatta. Dalle montagne della Sila è riuscito a sfilare sulle pedane più prestigiose del panorama mondiale. Ma non è stato facile. Ci sono volute costanza e disciplina.
E il suo successo lo dedica al padre, Giorgio, che è venuto a mancare a settembre. Simone Curto, classe '87, è stato il volto del made in Italy a Shanghai, ma ha i piedi per terra. E sono ben saldi. "Sono partito per Milano da Serraudo (una contrada di Acri, ndr) nel 2009" racconta Simone, all'indomani della sfilata che rappresenta il coronamento di un percorso fatto di duro lavoro e voglia di tentare il tutto per tutto. "Ci è voluto un anno per riuscire a ingranare. Per mantenermi facevo il barman. Poi è arrivato Ferrè e, nel 2011, ho iniziato a lavorare bene. La campagna europea della Peroni prima, editoriali importanti dopo".
Nel 2013 le vicende della vita lo portano a fare i conti con qualche problema di salute. Simone si ferma un anno. Crede che per lui sia finita, niente più passerelle.
"Inaspettatamente mi sono rimesso e sono stato scelto per partire a Shanghai. Lì sono diventato popolare e ho rappresentato il made in Italy per tre mesi". Oggi Simone Curto è un modello affermato. Jeep, Fred Mello, Elie Tahari sono solo alcune delle firme che lo hanno voluto per rappresentare le loro collezioni. Da New York a Milano, fino al fashion week di Armani dove Simone ha sfilato qualche giorno fa. E' stata la seconda volta che il Guru dell'alta moda mondiale lo ha scelto.
Ma il mondo patinato delle passerelle non lo ha cambiato. "Sono un ragazzo normale. Mi piace il cinema, le cene con gli amici".
Il suo consiglio per chi vuole realizzare un "piccolo sogno" è "crederci e fare sacrifici".
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