Acri. Non ci sono elezioni imminenti visto che, a meno di clamorosi sviluppi, quelle comunali sono previste nel 2018, come quelle politiche e quelle regionali l’anno successivo. Tuttavia, i partiti locali strutturati non stanno con le mani in mano. Nel grosso centro silano, al momento, due sono i partiti che sono dotati di un’organizzazione, attivi e presenti all’interno del consiglio comunale tra i banchi dell’opposizione; Pd e Udc. Non si hanno notizie, invece, di quelle forze politiche presenti attivamente fino a qualche anno fa, ovvero Forza Italia, Psi Sel. Pd e Udc, in questi giorni sono alle prese con il tesseramento. I Democratici, che qui possono contare sul capogruppo al consiglio provinciale, Pino Capalbo, sembrano molto attivi attraverso interrogazioni consiliari ed iniziative pubbliche. L’ultimo risultato elettorale di riferimento, ovvero elezioni regionali del novembre 2014, quando il Pd ha raccolto oltre duemila consensi, il 25%, ha confermato un partito in ottimo stato di salute. Alla guida della sezione di Acri centro c’è il giovane Carmine Le Pera, eletto nel novembre 2013, al termine del congresso cittadino. A lui l’arduo compito di rappresentare politicamente il partito più importante del centro sinistra. Secondo indiscrezioni, pare che il neo tesseramento sia andato bene. In molti hanno rinnovato stima e fiducia al Pd ed altrettanti nuovi iscritti, tra cui giovani e donne, si sono avvicinati al partito di Renzi e Magorno. I Democratici cercano ora di riconquistare il Comune dopo averlo guidato (ma era l’epoca de Ds) dal 2005 al 2010. Cozzolino prima e Cristofaro poi non sono riusciti a battere Trematerra e Tenuta. Nel 2018 il Pd sarà nuovamente in campo con un proprio candidato anche se occorre tener conto delle nuove attuali alleanze che vedono i Democratici assieme all’Ncd, al momento non presente in città. Più difficile il compito dell’Udc, reduce dal non brillante risultato delle Regionali del 2014 quando raccolse appena il 12%, ovvero poco più di mille voti. A guidare la sezione di Acri centro è Antonio Algieri nominato (non eletto) nell’ottobre 2014. E’ risaputo che egli è molto vicino a Gino e Michele Trematerra, rispettivamente già senatore ed eurodeputato ed assessore regionale. Tutt’altro che autonomo, vincolato alle idee ed ai suggerimenti di padre e figlio, l’attività politica di Algieri finora ha lasciato molto a desiderare. Impegnato più a presentare esposti su presunte incompatibilità di giornalisti che ad occuparsi dei problemi del suo partito e della collettività. Non una riflessione sull’estromissione di Vincenzo Arena, ex capogruppo e segretario del partito, dal consiglio comunale, non una parola sula vicenda giudiziaria che vede coinvolti alcuni tesserati Udc, non una presa di posizione sulle dimissioni da consigliere comunale del candidato a sindaco Gino Maiorano, non un’iniziativa politica. All’indomani del deludente risultato elettorale delle Regionali, il partito ha perso pezzi importanti ed Algieri, al momento, non è stato capace di ricompattarlo. Anzi, pare che il tesseramento, che termina nel prossimo mese di marzo, non stia andando bene. Sembrano lontani i tempi delle quattrocento tessere e se fino a qualche anno fa per ospitare iscritti e simpatizzanti ci volevano 200 metri quadri di locali ora ne bastano appena una decina, ovvero una stanzetta. Ad Algieri, il difficile compito di rilanciare il partito.
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