ACRI. Le nostre indiscrezioni sono state confermate. La giunta comunale, guidata da Nicola Tenuta, ha deciso che impugnerà il Decreto n° 30 dello scorso 3 marzo sulla riorganizzazione della rete ospedaliera. Secondo l’atto, firmato dal Commissario alla sanità Massimo Scura, il Beato Angelo è definito ospedale di area disagiata e potrà contare su 62 posti letto così suddivisi: 20 per medicina generale, 16 per medicina generale di lungo degenza, 10 per chirurgia generale, 8 per day hospital ed altri 8 per emodialisi. Per chirurgia generale sono previsti soli interventi programmati ma al paziente è assicurata l’assistenza post operatoria fino alle dimissioni. Tutti i reparti saranno unità semplici, ovvero senza primario, escluso medicina generale. Inoltre, continuerà ad essere attivo il laboratorio analisi mentre il pronto soccorso, secondo il Decreto, sarà potenziato con uomini e strumenti. La struttura potrà contare anche su ambulatori ginecologici e oncologici. Il nuovo atto prevede anche l’adeguamento del personale medico e paramedico e la realizzazione di un’area per l’eliambulanza. Infine, sarà sottoscritta una collaborazione tra Asp e chirurghi esterni che vogliano effettuare interventi al Beato Angelo. La decisione di adire le vie giudiziarie, è stata presa giovedì sera al termine dell’ennesimo tavolo tecnico al quale hanno preso parte il sindaco Tenuta, consiglieri comunali, sindacati, associazioni, partiti, medici ed infermieri. Assenti, ma anche nelle precedenti riunioni, sia il direttore sanitario del presidio, Salvatore De Paola che quello del poliambulatorio, Achille Straticò. La scelta di rivolgersi al Tar arriva a poche ore dal termine utile fissato per il 2 maggio prossimo. Sarà Ettore Jorio, legale e docente Unical di comprovata esperienza, a seguire il Comune in questo iter giudiziario che, ci si augura, sia molto veloce. La decisione di ricorrere, arriva dopo un lungo confronto tra amministrazione e addetti ai lavori. Secondo molti, il Beato Angelo ha molti servizi ma non garantisce i livelli di assistenza e non è ammissibile che il presidio sia accorpato a quello di Rossano distante circa più di un’ora. Ma un altro motivo ha spinto i ricorrenti a rivolgersi al Tar, ed è quello legato al reparto di chirurgia che, secondo il decreto, potrà effettuare solo interventi programmati e non di urgenza. Ciò è grave per una struttura dotata di una sala operatoria all’avanguardia e per un territorio vasto ed impervio che serve 60mila utenti. Un ospedale generale, questo è quanto si chiede nel ricorso. Insomma, per il Beato Angelo si profila un’altro, ennesimo, lungo percorso che, ci si augura, possa portare nuove ed importanti soluzioni per i cittadini.
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