All’indomani delle elezioni amministrative sono stato facile profeta nel prevedere che il Sindaco eletto Pino Capalbo e la sua maggioranza non avrebbero avuto vita né facile né lunga, politicamente parlando.
Il riferimento non era tanto al risultato elettorale, che al ballottaggio aveva attribuito la vittoria ad un Sindaco espressione di appena un quarto degli elettori della città di Acri, quanto alla eterogenea rappresentanza eletta in consiglio comunale, che sicuramente non avrebbe retto alla prova dei fatti, stanti le importanti sfide che avrebbe dovuto affrontare nell’interesse della collettività.
Oggi - è stato l’epilogo naturale delle contrapposizioni e delle contraddizioni che hanno iniziato a lacerare la maggioranza consiliare già all’indomani delle elezioni - è stata ufficializzata la crisi della compagine a sostegno del Sindaco Capalbo, sfociata nella inedita quanto avventata “espulsione” del consigliere Luigi Caiaro dalle fila della maggioranza.
Così, dopo il defenestramento degli assessori Maria Mascitti e Sergio Algieri, che erano stati tra i più votati nella lista del PD, e la “cacciata” del consigliere più votato nella lista “Acri in Comune”, il Sindaco è ancora più debole, numericamente ma soprattutto politicamente.
E lo sarà ancora di più quando, a breve e coerentemente con questo suo modo dispotico di affrontare le difficoltà, sarà costretto ad altre “epurazioni”.
Conseguenza ne è che, mentre i problemi incalzano e la città arretra sempre più verso il baratro, il consiglio comunale, chiamato a discutere ed approvare punti di strategica importanza per i cittadini e il territorio, non ha avuto il numero legale perché ad essere assente, oltre ai consiglieri Intrieri e Caiaro, è stato lo stesso Sindaco, ormai politicamente in balia di qualche consigliere di opposizione.
Le scelte scellerate del Sindaco, che in questo momento particolarmente difficile e delicato per le casse comunali ha avuto finanche l’ardire di affidare la delega più importante, quella al bilancio, ad un professionista che, per quanto valido nel suo campo, sta dimostrando di non avere quelle competenze specifiche per governare il dissesto finanziario, stanno aprendo voragini amministrative profonde, con conseguente ulteriore depauperamento del tessuto economico, culturale e sociale della nostra città.
Invece di continuare a “sbarazzarsi” di coloro che, pur avendo contribuito in maniera determinate alla sua elezione, sono ritenuti “scomodi” perché, forti della loro legittimazione elettorale e della loro autonomia non solo politica, non si sono rivelati proni al suo autoritarismo, il Sindaco, ormai senza nemmeno più quel consenso elettorale che lo aveva designato, farebbe bene, nell’esclusivo interesse della città, a prendere atto del suo fallimento politico-amministrativo ed essere conseguenziale.
Gliene sarebbero grate anche le generazioni future.
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