Ci sono morti che lasciano il segno. E non parlo dell’aspetto umano, della mancanza che ogni trapasso lascia in chi il trapassato lo conosceva.
Ci sono morti in grado di generare presenza da un’assenza, di riempire straordinariamente il vuoto lasciato da un corpo che non c’è più.
Oggi non erano neanche stati affissi i manifesti che già la notizia della scomparsa di Angelo Toscano, soprattutto tramite l’amato e vituperato facebook, aveva permeato di sé l’intera città.
Leggi Angelo Toscano e non ti dice nulla, anche perché tutto sommato il dato anagrafico non è neanche tanto originale. Ma se ci metti anche il soprannome della sua famiglia, cambia tutto.
Perché Angelo della “Cucca” porta con sé una storia, che è la storia di una comunità negli ultimi decenni. Angelo non ha avuto alle spalle studi accademici, ma se gli davi un qualsiasi strumento musicale in mano era in grado di farne uscire una soave melodia.
Basta sfogliare l’album di famiglia della nostra comunità per trovare il segno di una sua presenza negli eventi di maggior richiamo popolare da almeno quarant’anni a questa parte. Chiunque, soprattutto dai ’70 ai ’90, avesse avuto in mente di organizzare un evento qualsiasi in cui fosse prevista musica dal vivo, il nome di Angelo della “Cucca” sarebbe scattato d’ufficio.
Angelo è stato un uomo del suo tempo, ma, avendo avuto il privilegio di conoscerlo, ho l’impressione che il suo tempo fosse passato da un po’. Il suo era un talento portentoso per la combinazione delle sette note e che non abbia espresso tutto il suo straordinario potenziale è un rammarico enorme. Proprio perché poteva fare a meno di un pentagramma, “Cucca” era un istintivo, un emozionale e in un mondo fatto di app in grado di sfornarti una canzone o di rigide codificazioni ci stava male.
Era un elemento intrinsecamente connaturato a quella bellissima comunità che era la Padia del ventennio tra gli anni settanta e novanta. La vita può anche portarti lontano dal borgo, ma chi è cresciuto a Padia rimane un “padioto” a vita, e chi ha vissuto almeno l’infanzia a Padia sa chi era Angelo della Cucca.
Ricordare una persona che non c’è più porta con sé il rischio della retorica e della banalità. Se non sono riuscito ad andare oltre, Angelo ti chiedo scusa, ma proprio non me la sentivo di lasciarti andar via senza un segno di affetto e gratitudine.