Acri. Il risultato delle elezioni regionali, impone una serie di riflessioni. La prima: dopo dieci anni la città non sarà rappresentata all'interno del consiglio regionale. Nel 2005, giunta Loiero, riuscirono a varcare la soglia di palazzo Campanella Maurizio Feraudo (Idv) e Michele Trematerra (Udc). Del primo, politicamente parlando, si sono perse le tracce già da qualche anno, da quando, cioè, nel 2010 non riuscì ad essere rieletto a discapito di Mimmo Talarico. Il secondo, invece, risultò essere il primo eletto dell'Udc ed in seguito Scopelliti lo nominò assessore all'agricoltura, caccia e pesca.
Seconda considerazione: erano cinque gli aspiranti consiglieri regionali (Trematerra, Perri, Vuono, Belsito e Lupiancci). Nessuno dei cinque è stato eletto. Nell'intera circoscrizione, Trematerra, ha raccolto oltre tremila consensi, Perri quasi duemila, Vuono oltre mille, Belsito cinquecento e Lupinacci poco meno di ottocento.
Terza considerazione: la somma dei voti raccolti dai cosiddetti candidati forestieri ha superato di gran lunga quella dei locali. I cinque acresi hanno messo insieme poco più di tremila voti, su un totale di diecimila votanti. Ciò significa che settemila elettori acresi hanno preferito il candidato estraneo al territorio. Chi ha preso più consensi è stato Franz Caruso (Pd), con oltre cinquecento voti, a seguire Guccione, Pd (428), Aieta, Pd (425), Bevacqua, Pd (367), Graziano, Cdl, (264) e Gentile, Ncd (250).
Quarta ed ultima considerazione: più di uno in città si è urtato quando ha visto tutti questi voti consegnati ai forestieri piuttosto che ai locali. Le lamentele le inoltriamo volentieri ai vari partiti, al centro sinistra ed al centro destra, che non sono riusciti ad individuare un candidato su cui far convergere i loro voti e che, con l'apporto di altri e forti esponenti politici della provincia, avrebbe potuto tentare la scalata al massimo organo istituzionale e politico della Regione.