ACRI. "Voglia di emergere", è il lavoro letterario fresco di stampa di Massimo Conocchia. Si tratta del suo primo libro. Medico chirurgo, specializzato in cardiochirurgia, è dirigente medico di I° livello presso l'ospedale Maggiore della Carità di Novara. E' anche docente presso la scuola di specializzazione in malattie dell'apparato cardiovascolare presso l'università del Piemonte orientale. Conocchia, 49 anni, nato a Cosenza ma cresciuto ad Acri, proviene da una famiglia umile e modesta e la sua storia è simile a molti altri suoi conterranei. Gli studi, i sacrifici, gli ottimi risultati, l'emigrazione e, appunto, la voglia di emergere che caratterizza, spesso, proprio chi è cresciuto in un ambiente sobrio. Il libro, edito da Rubbettino per la collana "Calabria Letteraria Editrice", è un felice intreccio narrativo. Nella cornice della vicenda autobiografica, s'inserisce perfettamente la fotografia di una Calabria alla ricerca di riscatto. Il lavoro porta la prefazione del prof. Pasquale Tuscano, emerito di Letteratura Italiana presso l'Università di Perugia.
Il racconto si avvia con un fortunato flashback. L'avventura esistenziale dell'io narrante fa da filo conduttore e collante ad una rigorosa analisi delle condizioni della nostra regione, delle differenze e dei divari e della"strada da dovere imboccare per camminare alla pari di quanti si ritengono – non sempre a ragione – maggiori nostri". Con uno stile semplice e colloquiale, si respira il sentimento del calabrese che vuole lenire un po' il suo senso di colpa per aver abbandonato la propria terra, con grande rimpianto per la bellezza decaduta della Calabria e con la speranza di un cambiamento, seppur a lungo termine. Così le ragioni dell'arretratezza vengono trattate in maniera rigorosa ma anche scorrevole e piacevole da leggere. Parimenti, la descrizione dei mali – dall'emigrazione, ai tentativi falliti di riforma, alla critica spietata a un certo tipo di malapolitica, a una certa mentalità pseudofeudale, vengono affrontati con spirito critico e costruttivo.
Scrive Tuscano: "partendo da un passato piuttosto lontano, il libro si rivela di una stringente attualità e, nello stile tra serio e faceto, rende gradevole, masapida, la lettura anche a chi frequenta poco la pagina scritta".