Oltre a Oliverio, la Procura di Catanzaro mette nel mirino il suo ex capostruttura Iacucci e l’ex assessore all’Agricoltura della giunta Scopelliti, Michele Trematerra. Barilaro scelto per «orientare il bacino elettorale degli operai idraulico-forestali nel Vibonese»
CATANZARO Quella “nomina” non aveva nulla a che vedere con «l’imparzialità e il buon andamento dell’amministrazione». Giuseppe Barilaro, sindaco di Acquaro e dipendente del Comune di Francica, non sarebbe stato distaccato a Calabria Verde per far funzionare meglio l’agenzia regionale. Il suo trasferimento, confermato in due diverse legislature, serviva soltanto a mantenere il circolo (vizioso) del consenso elettorale.
L’ipotesi della Procura di Catanzaro – la chiusura delle indagini è firmata dal pm Alessandro Prontera, dagli aggiunti Giovanni Bombardieri e Vincenzo Capomolla e dal procuratore capo Nicola Gratteri – abbraccia due fasi distinte della vita della Regione. Inizia con il centrodestra e continua dopo l’insediamento di Mario Oliverio sulla poltrona più alta della giunta regionale. Per questa ragione tra gli indagati per abuso d’ufficio c’è anche Michele Trematerra, assessore regionale quando la guida della “macchina” era in capo al centrodestra. È nel 2014, infatti, che Barilaro – anch’egli indagato – conquista il proprio posto nell’ente che controlla i boschi calabresi. E lo mantiene, secondo l’accusa, anche nella nuova era politica. A rappresentarla, questa nuova era, nelle carte dell’inchiesta sono Mario Oliverio (che oggi ha dato notizia dell’indagine a suo carico) e Franco Iacucci, attuale presidente della Provincia di Cosenza, indagato «nella qualità di capostruttura del presidente». Completano il quadro degli iscritti nel registro delle notizie di reato quelli che gli inquirenti considerano le due cerniere di trasmissione amministrativa del presunto abuso: l’ex direttore generale di Calabria Verde, Paolo Furgiuele, e Franca Arlia, dirigente del Servizio 1 Settore 1 dell’agenzia regionale.
NOMINA BIPARTISAN Sia Trematerra che Oliverio, per i magistrati della Procura di Catanzaro, avrebbero vantato «meri rapporti personali e di comune cointeressenza politica» con Barilaro, «già presidente del consiglio provinciale di Vibo Valentia e sindaco del Comune di Acquaro». E per questo motivo ne avrebbero favorito «il “comando” e la successiva proroga di “comando” dal Comune di Francica» a Calabria Verde. Il trasferimento – sono sempre parole dell’accusa – sarebbe avvenuto «non solo senza alcuna previa, effettiva, valutazione delle specifiche competenze in relazione alle esigenze organizzative e funzionali dell’ente in house» ma, e questo sarebbe ancora più grave, «in assenza di qualsivoglia esigenza organizzativa e/o funzionale dell’ente che giustificasse siffatto “comando”». C’erano già, all’interno di Calabria Verde, figure professionali «adeguate». La presenza del sindaco di Acquaro, dunque era dettata «da mere logiche e strategie politiche», buona per piazzare al posto giusto «una persona di fiducia in grado di “controllare” e “orientare”, anche in ragione del pregresso consenso politico, il bacino elettorale costituito dai numerosi operai idraulico-forestali alle dipendenze di Calabria Verde, in particolare nel distretto-territorio del Vibonese». L’agenzia, dunque, non come strumento per gestire il patrimonio forestale calabrese, ma come un mezzo per orientare il consenso. Oltretutto in maniera bipartisan, come dimostrerebbe la possibilità, ipotizzata dalla Procura, di “spostare i voti” dal centrodestra (Trematerra) al centrosinistra (Oliverio). Una possibilità che troverebbe riscontro dagli spostamenti del sindaco sullo scacchiere politico negli ultimi anni: la sua vicinanza all’Udc, in effetti, si è trasformata in un afflato con il Pd. Ma questa è un’altra storia. Quella giudiziaria racconta l’iter che, dal Comune di Francica, porta il dipendente nelle stanze di Calabria Verde con una determina del 22 settembre 2014 «del tutto priva di motivazione», così come la proroga del comando disposta fino al 31 marzo 2015. I ruoli sono chiari, secondo i magistrati: i politici istigano e i dirigenti eseguono senza farsi troppe domande. Alla fine del percorso pagano i cittadini: per la prima tranche il danno «ingiusto» a Calabria Verde viene quantificato in 8.164 euro, l’ammontare dei rimborsi corrisposti al Comune di Francica, «senza prestazione di attività lavorativa alcuna, ovvero esigenza di essa, in favore di Calabria Verde».
LA PROMOZIONE Barilaro non serviva all’ente in house in questa prima fase a cavallo tra le due legislature e neppure nella seconda oggetto degli approfondimenti investigativi. Il sindaco di Acquaro, infatti, non solo continua a lavorare lontano dal Comune di Francica. Ma ottiene addirittura una promozione. Gli «istigatori» di questo passaggio sarebbero Oliverio e Iacucci che avrebbero promosso «la nomina (di Barilaro, ndr) a responsabile del distretto territoriale di Vibo Valentia», pur «consapevoli di accollare così all’ente inutili oneri stipendiali». È Arlia, «su richiesta di Furgiuele», ad adottare il nuovo atto che dispone il “comando” del sindaco a Calabria Verde. A quel punto, secondo l’accusa, sarebbe Barilaro a chiedere di essere nominato responsabile del settore Forestazione del distretto di Serra San Bruno. Domanda accolta dall’allora direttore generale che, «così come da Oliverio e Iacucci perpetuato e veicolatogli», avrebbe indotto il precedente responsabile, Antonio Errigo, «a dimettersi» per far spazio al “portatore” di consensi individuato dalla politica. In questa fase, visto il nuovo ruolo ricoperto, più prestigioso, il danno per la Regione sarebbe pari a 15.884 euro. Denari che si sarebbero potuti risparmiare, secondo la Procura, se solo le logiche del consenso non fossero state anteposte a quelle della buona amministrazione. I voti hanno il loro peso. Il costo, in questo caso, sarebbe stato scaricato sui cittadini.
Pablo Petrasso
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Fonte: corrieredellacalabria.it
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