Il Comune di Acri è notoriamente in una situazione di dissesto. Motivazione che è stata usata dall’amministrazione comunale come pretesto per non attuare il proprio programma elettorale che, ad oltre 2 anni e mezzo ha prodotto un bilancio fallimentare. Il piano di riequilibrio messo a punto dal prof. Jorio, costato 35.000 € nonostante il Sindaco ha sempre giurato sulla sua gratuità, ha avuto come unico risultato l’aumento al spropositato delle tariffe, al massimo possibile, cosa che avrebbe fatto un qualsiasi commissario prefettizio. A nulla è servito anche il prestito di 15 milioni e mezzo di euro, dalla Cassa Depositi e Prestiti, per dare respiro alla cittadinanza vessata da tasse e balzelli, ma anche per ridare fiducia ed impulso all’economia acrese ormai moribonda. Invece, l’amministrazione, con sfacciataggine, continua negli affidi diretti, senza la minima trasparenza sulle procedure di scelta dei contraenti. Senza l’esistenza di un albo fornitori. Dimentica che anche gli affidi diretti devono sottostare alla normativa sugli appalti pubblici, anche se sotto la soglia dei 40 mila euro, e che essi devono essere usati in maniera moderata. L’ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione) ha individuato in questa procedura un elevato numero di casi di corruzione.
Un’amministrazione seria, che avesse trovato la mole enorme di debiti, avrebbe costituito una Commissione per la revisione della spesa, in seno a quella Bilancio, per eliminare gli enormi sprechi che ancora oggi si verificano. In questo contesto, si inserisce anche il lodo arbitrale n. 34 del 25/06/2015, tra il comune di Acri ed il Consorzio Stabile Olimpia. In conseguenza di tale lodo, il Comune è risultato soccombente per una cifra totale di € 1.009.345,16. Senza considerare le parcelle dei professionisti, tra avvocati e tecnici per la consulenza di parte, che ammontano a circa 60 mila euro. La documentazione presentata dalla ditta appaltante sullo stato di avanzamento dei lavori, e sul loro completamento, nonché le relazioni dell’ufficio tecnico e dell’Ufficio LL.PP. sui lavori stessi, risultano regolari. L’impegno ulteriore di spesa, rispetto al capitolato di appalto, era di € 77.132,83, come risulta dallo stato finale di ultimazione lavori, del 24/07/2013. Pare che un accordo per chiudere la questione, tra le parti fosse stato raggiunto, già a fine 2013, per una cifra che si aggirava intorno ai 75 mila euro, ma il Sindaco è stato irremovibile, nonostante i collaboratori a lui vicino avessero tutti espresso parere positivo alla liquidazione della somma suddetta. Tutto regolare, quindi, ma non per il Sindaco. Non sappiamo quale siano state le motivazioni personali che lo hanno spinto ad intraprendere la strada del lodo, ma sappiamo per certo che grazie al Sindaco Tenuta, adesso in bilancio dovrà essere iscritta una somma molto superiore a quella dovuta. Dalle motivazioni della sentenza del lodo arbitrale, si ha conferma che non c’erano le condizioni per procedere. Anche l’arbitro nominato dal Comune (O. Morcavallo), ha, in somma sintesi, dato torto allo stesso Comune, a conferma della malafede dell’amministrazione Tenuta. Adesso si ricorre in appello, quindi altri avvocati (avv. Rusconi di Lecco), altre consulenze tecniche, ed altre spese per il Comune. I cittadini di Acri, loro malgrado devono già ripianare i debiti, per un importo di oltre 19 milioni di euro, in bilancio e fuori bilancio. Nati dall’incompetenza di questa e delle altre amministrazioni che si sono succedute negli ultimi 15 anni. Acresi di oggi e di domani, avranno anche sul “groppone” gli oltre 3 milioni di euro in più di interessi per la rinegoziazione dei mutui. Ecco che arriva anche il conto del giudice. Un milione in più che differenza può fare?
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