Acri. Smottamenti, avallamenti, frane. Ritorna l’incubo chiusura riguardo la statale 660 Acri-Cosenza, la principale arteria che collega il centro silano con la Valle Crati, il capoluogo e la rete autostradale. Proprio i mesi più tiepidi e caldi, quando, cioè, il terreno si asciuga ed è soggetto a facili collassi, sono quelli più temibili. Nella primavera del 1999, infatti, l’Anas, gestore del tracciato, decise di interdire al traffico la strada per quaranta giorni a causa di una frana in località Serra di Buda che aveva prodotto un scivolamento a valle di una parte di essa. Il visibile dissesto è presente alle porte della città e, probabilmente le cause sono da ricercare sia a monte, per l’acqua non canalizzata a dovere, sia a valle, dove il fiume Mucone opera una palese azione di erosione ai piedi del versante. Quanti percorrono la strada, e sono numerosissimi, si stanno accorgendo che essa si presenta deformata in più punti tanto da costringere gli automobilisti a vere e proprie gimcane e l’Anas a continui monitoraggi e interventi invasivi e non. E’ così da anni. Con le piogge degli ultimi giorni la situazione è sensibilmente peggiorata tanto da richiamare l’attenzione degli organi preposti che hanno deciso di effettuare altri interventi appena le condizioni meteo lo permetteranno. A causa di questa frana secolare, una delle più studiate e pericolose d’Italia, nel 2006 l’amministrazione comunale di allora, guidata da Elio Coschignano, (a proposito saremmo curiosi di conoscere il suo punto di vista riguardo i ritardi di questa opera ma anche quelli che interessano il teatro e piazza Beato Angelo nonché sapere il perché l’ascensore di via calamo non è ancora funzionante) la Provincia e la Regione, decisero di realizzare un nuovo percorso con galleria in modo da bypassare la zona dissestata. I lavori, per un importo di 30 milioni circa, sono fermi da un anno. La galleria, lunga ottocento metri, è ancora priva di illuminazione mentre il viadotto, che unisce il nuovo percorso con il vecchio, è incompleto in molte parti. Pare che la ditta appaltatrice abbia avuto seri problemi economici e fiscali e, di conseguenza, i termini di ultimazione e di consegna si allungheranno di molto. Agli utenti non resta che pregare perché la frana non si riattivi, altrimenti l’alternativa, in caso di chiusura della strada, sarebbe la comunale angusta e pericolosa Schito-Vagno per le auto, la provinciale Acri-santa Sofia-Bisignano, per i mezzi pesanti e di soccorso ed i bus di linea, con evidenti disagi e notevole allungo dei tempi di percorrenza. Non certo una bella prospettiva per una città già penalizzata dalla sua posizione orografica.
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