Mercoledì nero per il sindaco Nicola Tenuta. Nella stessa giornata deve registrare la bocciatura del ricorso alle Sezioni Riunite della Corte dei Conti di Roma, sentenza che manda in dissesto il Comune, e l’ulteriore sfilacciamento della sua maggioranza. Se la prima ha determinato delusione, per la seconda c’è una malcelata irritazione.
Il default ha del paradossale. Il Comune è riuscito a evitarlo in extremis nel 2014, ora sembra aver esaurito tutte le risorse. Se si vuol fare un discorso utilitaristico, dalla prospettiva delle casse comunali, oggi è peggio rispetto a due anni fa.
Infatti, in quel caso il Comune aveva una pesante massa debitoria, soprattutto nei confronti dei fornitori o di gente che aveva svolto incarichi per conto dell’ente. Nel frattempo è intervenuto un provvidenziale provvedimento del governo nazionale, attraverso il quale l’ente guidato da Nicola Tenuta ha ottenuto quindici milioni e mezzo di euro per saldare i suoi debiti, ovviamente cifra da restituire nel tempo.
Oggi debiti non ce ne sono o ce ne sono pochi, certamente per una cifra tutto sommato irrilevante. Nonostante tutto deve dichiarare il dissesto finanziario. Due anni fa ce n’era una montagna e il default è stato evitato. In una simile condizione, c’è da chiedersi che cosa debbano fare i commissari che verranno nominati. Un conto è risanare un ente cercando di restituire, almeno in parte, i soldi dovuti a fornitori e tecnici, un altro è trovare una situazione finanziaria non rosea, ma certamente assai meno preoccupante di quanto apparisse nel 2014.
In ordine ai problemi politici, Tenuta ha dovuto cedere alle frizioni interne e accettare l’avvicendamento alla presidenza del consiglio comunale. Il presidente uscente, Cosimo Fabbricatore, non l’ha presa bene. Subito dopo l’elezione di Luca Roselli, si è collocato da indipendente. Rimarrà in maggioranza, ma non avrà le mani legate e ha già fatto sapere di riservarsi una significativa quota di autonomia.
Questo produce una prima conseguenza. Da indipendente infatti, non facendo parte di alcun gruppo, non potrà entrare nelle commissioni consiliari, non organicamente almeno. Ne discende che la maggioranza in questi organismo non è più tale.
Il sindaco ha cercato fino all’ultimo di evitare le dimissioni di Fabbricatore, ma ha dovuto prendere atto che la natura granitica della sua maggioranza sta solo nei proclami consiliari dei suoi esponenti. All’inizio i consiglieri a sostegno dell’esecutivo erano undici, oggi sono otto e mezzo. E per far maggioranza ce ne vogliono almeno nove.
Da “Il Quotidiano del Sud” dell’11-11-2016
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