Acri. In città si chiedono: e se quei massi giganteschi fossero caduti nel mentre transitavano auto, moto e scuolabus? Su chi sarebbe caduta la responsabilità? Chi avrebbe pagato? Ed ancora: come mai il progetto di messa in sicurezza, già depositato alla regione, è stato accantonato?
Nei giorni scorsi, in occasione delle copiose piogge, sulla strada comunale Acri-Serricella si è sfiorata la tragedia visto che in più punti dal versante lato sud sono precipitati sulla strada numerosi massi di granito e gneiss di medie e grosse dimensioni. Fortunatamente in quel momento non transitava nessuno e non si sono registrati danni a cose e persone. L'arteria, che negli anni passati è stata teatro di una serie di incidenti mortali, è la Acri-Serricella, la comunale che collega il centro urbano con una delle frazioni, circa duemila residenti, più popolose della cittadina pre silana. In alcuni tratti si presenta angusta, pericolosa, priva di guarda rail e di cunette mentre alcuni versanti sono a strapiombo e privi di qualsiasi protezione. Sono circa dindoeci chilometri di tornanti, si scende e poi si sale, senza segnaletica orizzontale mette a dura prova riflessi e intuito degli automobilisti. Il progetto, finanziato dal Cipe per trenta milioni, avrebbe, di certo, risolto alcune criticità. Prevede l'ammodernamento della strada con l'allargamento di alcuni tornanti e la realizzazione di un viadotto nei pressi della centrale Enel, la messa in sicurezza di tutti i versanti in frana, la realizzazione di opere di sostegno come muri e gabbioni e la canalizzazione delle acque. Insomma una serie di interventi per rendere più sicura e funzionale la strada. L'obiettivo sarebbe anche quello di avvicinare le due zone e impedire l'esodo dei lamuconesi verso altre aree. Tra l'altro, si tratta di uno dei finanziamenti più corposi degli ultimi anni, che avrebbe garantito anche vantaggi occupazionali e sviluppo ed, invece, la città rischia di perdere un'altra grande occasione.