Ha indispettito, e non poco, nel centro presilano, la decisione dell’Anas di abbassare i limiti di velocità in un ampio tratto della SS660, la strada che collega Acri all’autostrada e a Cosenza.
Nel rifacimento della segnaletica verticale vi sono prescrizioni quantomeno anomale, con un limite massimo di 30 km orari. Da queste parti il provvedimento è interpretato come un lavarsi le mani dell’Anas circa la pericolosità di una delle arterie più trafficate del comprensorio.
Infatti da anni, con l’asfalto bagnato, gli incidenti non si contano e solo per un caso fortuito finora non c’è scappato il morto. In passato in molti hanno fatto ricorso alla Magistratura, in alcuni casi vendendosi riconosciute le proprie ragioni. Da qualche anno l’orientamento è cambiato ed è sempre l’Anas a spuntarla, soprattutto per effetto di perizie tecniche che accerterebbero l’estraneità delle condizioni del fondo stradale rispetto ai tanti incidenti. Eppure qualcosa non va, considerato che l’asfalto con la pioggia continua a trasformarsi in una pericolosa saponetta, come testimonia una casistica che di per sé è una prova. E se l’Anas ha abbassato i limiti a 30 Km/h è evidente che riconosce le difficoltà di percorrenza di questa strada stregata dalla pioggia. In molti raggiungono Cosenza, o viceversa Acri, per lavoro, percorrendo la SS660 quotidianamente e farla a 30 chilometri all’ora è quasi impossibile. Tuttavia, in caso di incidente, l’Anas sarebbe sollevata da responsabilità, proprio perché praticamente nessuno osserva il limite.
Da “Il Quotidiano del Sud” del 03-03-2017